martedì 9 novembre 2010

Profumiera (Prick Teaser) - capitolo 3 - Giusto... o meno.

"Allora Emmett, hai già deciso a quale università andrai?" chiese Esme, cercando di nascondere la sua apprensione.

"ma è naturale, mamma: te l'ho sempre detto che avrei preso Architettura come te". Emmett porse un ampio sorriso a sua madre, che bastò a tranquillizzarla.

"Bene, volevo solo sapere se avessi cambiato idea, nel frattempo". Lei sorrise di rimando ed aggiunse: "E voi due, Rose e Jazz, siete sempre per Fashion Design ed Economia?"

"Certo", disse Jasper, "anch'io seguo la passione di mio padre..."

Esme rise cercando di nasconderlo con un finto colpo di tosse, mentre Carlisle finalmente alzò gli occhi dalla pagina di economia del giornale nel quale stava affondando.

"Mh?" mugugnò, mentre i suoi familiari risero. Alla fine si decise a mettere da parte il giornale e a continuare a mangiare, come tutti gli altri.

"Pensavo di aver sposato un chirurgo..." disse Esme sospirando.

"Non ti preoccupare mamma, per quello ci penserò io". Edward strinse la sua mano sopra quella della madre.

"Beh, vorrei ben vedere a questo punto, che Alice si arruoli in Marina..." Queste parole fecero ridere di gusto Edward, mentre Alice rispose:

"No mamma, io prenderò Fashion Design come Rose".

"Non vi sembra un pò prematuro parlare di ciò che farete all'università, quando vi mancano ancora a te" disse Carlise indicando Alice "un anno, e a te" indicando Edward "due, per finire il liceo?"

"Io non penso Carl, è meglio avere le idee chiare fin da subito, a me piacciono le persone decise". Con queste parole Esme chiuse il discorso ed il resto del pranzo peroseguì, per lo più, in silenzio.
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"Hey Rose, tutto a posto cara?" Esme aveva notato il suo silenzio durante tutto il pranzo.

"Sì Esme, è tutto a posto" Rosalie finse un sorriso, ma non ebbe successo.

"Non me la dai a bere, ragazzina: va bene che sei una persona tutta d'un pezzo come tuo padre, ma questo è..."

"È cosa?"

"È strano, è troppo. Sei così silenziosa da quando sei tornata da Montagnola, c'è forse qualcosa che non va?"

"No Esme, è solo... l'ansia per l'università, sai..."

"Ahahahah" Esme eruppe in una risata quasi isterica "TU, Rosalie, ansiosa per qualcosa che concerne i tuoi studi? Seriamente, piccola: ti conosco meglio di quanto ti conosca la tua vera madre..."

Rosalie abbassò lo sguardo e guardò altrove.

"Sei proprio sicura che non ti vada di parlarne? Non c'è niente che io possa fare per te? Non hai mai avuto problemi a confidarti con me in passato..."

Quello che tormentava Rosalie non sarebbe stato un argomento facile da digerire per Esme.

"No Esme, grazie" sorrise debolmente ancora una volta e se ne andò.
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"Carlisle?" Esme entrò nel suo ufficio senza bussare.

"Dimmi"

"Tua figlia, Rose, non sta bene"

"Cos'ha?" si alzò di scatto.

"Sta bene... fisicamente, almeno sembra"

Esme ricevette un'occhiataccia storta da Carlisle.

"E allora cos'ha?"

"E' strana, è troppo silenziosa, pensierosa... Non puoi dirmi di non averlo notato. Non ha praticamente aperto bocca da quando è tornata! E sai benissimo che non può essere l'università a turbarla così tanto"

"Beh, qualsiasi cosa sia, è meglio che se la faccia passare e che si concentri sulle cose importanti. Come l'università, appunto" Fece un cenno con la testa mentre si rimise seduto alla sua scrivania.

"Sì, hai ragione tu Carlisle, hai sempre ragione tu!" Esme stormò fuori dal suo ufficio.

"Sì, certo, come no..." sospirò lui mentre rimetteva gli occhi sulle carte che stava studiando precedentemente.
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"Mamma...MAMMA?" Alice inseguiva Esme per il corridoio. "Mamma, ti fermi? Hai discusso con Carlisle?" Questo bastò a farla fermare.

"Alice, non devi preoccuparti. Stavamo parlando di Rose..." disse, mentre avanzavano in soggiorno. "Marisa?" Esme chiamò la cameriera.

"Sì, signora Esme, mi dica"

"Ci porti del tè, per favore"

"Subito, signora" si congedò.

"Alice, non hai notato che Rosalie è un pò troppo chiusa, da quando siete tornati?"

"Rosalie è sempre taciturna, mamma" Alice conosceva benissimo il motivo. Edward non era stato capace di tenere la bocca chiusa a riguardo.

"Allora mi stai dicendo che è solo una mia impressione?"

"Può darsi...." aveva voglia di sputare il rospo, ma non esattamente su cose che non la riguardano direttamente "Mamma, in verità io volevo parlarti di una cosa..."

"Avanti, Alice" sorrideva, ma non riuscì, comunque, a metterla a suo agio.

"Non so davvero da dove cominciare"

"Di solito si comincia dall'inizio... ah, ecco il tè, finalmente" aggiunse l'ultima parola sottovoce "Grazie, Marisa"

"Prego, con permesso"

"Allora Alice...."

"Sì, mamma...Io e Rose... non siamo veramente sorelle. Voglio dire, le voglio bene -non fraintendermi- però, effettivamente, non c'è un vero legame di parentela tra di noi..."

"E questo cosa-"

"No mamma, era così, per dire"

"E allora?"

"Mi piace un ragazzo, mamma" Alice arrossì mentre quelle parole lasciavano la sua bocca.

"Alice è fantastico! E lui-"

"Mamma, lasciami finire. Mi piace seriamente questa persona, è diverso da tutti gli altri ragazzi che io abbia mai conosciuto. Lui è
un uomo, ha più o meno la mia età ma è maturo, è ... decisamente all'antica, è un gentiluomo. E' pieno d'attenzioni, è paziente... con me! Non c'è mai riuscito nessuno, ma lui sì!"

"Sembra un ragazzo interessante" Esme sorrise.

"Lo è. Solo che in tutto questo non so
quanto lui sia interessato a me. So che lo è, perché me lo ha fatto capire, ma non so che intenzioni abbia, e-"

"Ma scusa, non mi avevi appena detto che ti sembrava un ragazzo serio?"

"Non è questo il punto"

"E qual'è allora? Quali pensieri dovrebbe avere un ragazzo della tua età, se serio ed interessato, che gli impediscano di iniziare una storia?"

"La
famiglia? La famiglia mamma, la famiglia..." affondò la testa fra le sue mani.

"Hanno forse dei problemi... lui ha qualche responsabilità?"

Alice scosse la testa.

"Per caso la sua famiglia non vuole?"

"Potrebbe mamma, potrebbe non volermi"

"Potrebbe" sospirò pesantemente "Li hai mai conosciuti, te li ha presentati?"

"Disturbo, signore?" Jasper si presentò all'uscio della porta del salone, facendo un piccolo inchino con la testa, con un braccio dietro alla schiena e l'altro piegato avanti, prima di camminare verso di loro.

"Vuoi del té, caro?" sorrise. "Marisa?"

"Grazie, mamma" Jasper sorrise mentre si sedeva sul divano accanto ad Alice.

"Un gentiluomo come Jasper?" Incalzò Esme.

"Come mamma?" Alice strabuzzò gli occhi.

"Il tuo ragazzo"

Jasper si voltò di scatto a guardare Alice, cupo.

"Non è il mio ragazzo mamma" disse Alice imbarazzatissima.

"Ok, il ragazzo di cui ti sei innamorata... è un gentiluomo come il nostro Jazz?"

Alice, ancora con lo sguardo basso, disse "Sì, lo è"

Queste tre parole bastarono a Jasper per fargli capire che era di lui che si stava parlando e si sentì sollevato "Dev'essere proprio un ragazzo fortunato per poter godere della compagnia di una ragazza come te, Alice"

"Ahh, vedi che ragazzo d'oro che è Jasper.
Marisa?"

Mentre Esme si voltò per cercare con lo sguardo la cameriera, i due si scambiarono un tenero e fugace sguardo, ricco di significati.

"Sai Jasper... Alice stava dicendo che teme che la famiglia di questo ragazzo non l'accetti. Perché mai non dovrebbero accettarla?

"Già, perché mai non dovrebbero?" Jasper sorrise, mentre sorseggiava il té, finalmente. "Penso che dovrebbero dare una possibilità a questa storia"

"Sante parole, Jazz" disse Esme.

Poi lui, rivolgendosi direttamente ad Alice "Penso che dovresti provarci"

Alice, colta di sopresa, rimase a guardarlo come un cervo impaurito.

"Penso che dovresti farti avanti" proseguiì "Non avere paura di quello che possono dire gli altri: tu sei una persona stupenda, non ho mai conosciuto nessuno come te in tutta la mia vita, L-... Alice"

"Lei, ancora emozionata, rispose "Dovresti andarci a parlare tu con lui... e con la
famiglia..."

"Consideralo come già fatto" disse lui, sorridendole.

"Ma Alice! non puoi mandare tuo fratello a parlare per te di certe cose!"

"Mamma: lui
non è mio fratello"

"Ancora con questa storia...?"

"Ha ragione lei,
Esme : lei non è mia sorella" sorrise.

"Signora Esme? C'è una telefonata per lei nel suo studio"

"Grazie, Luciana, ora vado a prenderla. Scusatemi ragazzi" così dicendo, si alzò e lasciò il salone.

"Jasper, io..."

"Shhh, ho capito tutto,
Lily"

"Mi dispiace di averti messo in imbarazzo-"

"Imbarazzo? Qui l'unica imbarazzata eri tu!" sorrise.

"Io Jazz.... Ecco, quello che volevo dire è.... Sì insomma, dopo tutti questi mesi.... Quello che è successo.... Con te mi trovo bene, e-..."

"Ti amo anch'io, Lily" disse, guardandola fermamente negli occhi, catturandola in uno sguardo lungo, una confessione silenziosa. Gli occhi di lei brillarono.

"Cosa possiamo fare Jazz? Io sono confusa..."

"Su cosa vuoi da me?"

"NO! So esattamente cosa voglio da te...
tutto. Sono confusa su ciò che può essere di noi, e non so cosa aspettarmi dal resto della nostra famiglia"

"Te l'ho appena detto che non ho mai incontrato nessuna che fosse come te, e di certo, se tu lo vorrai, non ti lascerò scappare... perché sei già
mia nel mio cuore, Lil. E ti ho anche appena detto che ci penserò io a parlare con loro"

"No, Jay, non è giusto! Dobbiamo farlo insieme. Però non adesso. Non voglio chiedere a loro il permesso di ... amarti, di stare con te. Voglio farlo e basta. Voglio provare a stare con te. Parlare con loro mi servirà soltanto per non avere segreti. Ma solo quando io e te saremo veramente forti di noi stessi ne varrà veramente la pena di parlarne con mamma e Carlisle"

"Penso che tu non possa avere più ragione di così" le strinse le spalle col suo braccio e la baciò teneramente sulla testa.

Alice si riaccese come un folletto con la polvere magica: "Allora, mi porti fuori a cena stasera?!"