mercoledì 27 ottobre 2010

Erase/Rewind - capitolo 1 - C'è a chi importa e a chi no.

B-Pov


“È tardi, Isabella”

“Lo so, mamma” Le risposi, alzando gli occhi al cielo, senza farmi vedere da lei. Ma mio padre aveva deciso di passare avanti la cucina proprio in quel momento... e mi vide. Si fermò a guardarmi con un'espressione strana, quasi preoccupata, poi disse:

“Almeno se la beve la tisana?”

Sospirai “Certo papà, perché non dovrebbe?” Smisi di guardarlo. Quando faceva così, quando facevano così, tutti e due, spalleggiandosi, mi innervosivano.

“Magari non gli piace...”

“A chi non piace una tazza di tisana calda la sera prima di andare a dormire?”

Sapevo benissimo che gli piaceva: lo avevo visto annusare le mie confezioni più volte anni fa, da bambini, così mi decisi un bel giorno a bussare alla sua porta la sera dopo cena.

Mi aveva detto di entrare ma, quando mi vide, restò sorpreso e confuso nel vedere che ero io e non sua madre o suo padre. Cosa poteva volere la figlia dei servi a quell'ora?

Quando posai il vassoio con la tazza fumante e qualche zolletta di zucchero sul suo comodino, lo osservai avvicinarsi alla tazza ed inalare profondamente l'aroma che ne usciva denso.

Mi sorrise.

Arrossii e non seppi trattenere un sorriso di rimando, prima di girare i tacchi e sfrecciare via dalla sua stanza, sgattaiolando tra i corridoi della grande casa, per tornare nella nostra ala.

Avevo solo 9 anni la prima volta che gli portai una tazza di tisana a letto.

Ogni singolo giorno di ogni anno che era trascorso, eccezion fatta per quando uno di noi aveva l'influenza -lì erano i nostri rispettivi genitori ad occuparsi di noi- e del periodo estivo -durante il quale sostituivo la calda tisana con un bicchiere di thé freddo il pomeriggio e una limonata la sera- quella era stata la nostra.... la mia rutine.

Chi volevo prendere in giro? Era più una mia necessità la tisana: era una scusa bella e buona per intrufolarmi nel suo mondo quotidianamente, per poter avere un minimo della sua preziosa attenzione, per poterci scambiare due semplici parole e poter ascoltare la sua meravigliosa voce -sì, per me lo era- ogni giorno, ma, soprattutto, ogni sera... come se fosse la mia personale ninnananna.

“Se sei stanca gliela posso portare io, tesoro”

Devo aver sospirato veramente, e non solo col pensiero “No mamma, non ti preoccupare. Ci metto un minuto e poi vado a letto” Le annuii, presi il vassoio e mi avviai nei lunghi corridoi.


Questa casa era così silenziosa che, ogni benedetta volta che mi incamminavo verso la sua stanza, l'unico rumure che sentivo, forte, come se provenisse da un impianto stereo a tutto volume, era quello del mio cuore che batteva incessante all'impazzata, mischiato a quello dei miei respiri profondi, con i quali cercavo di calmarmi.

Non avevo mai incontrato i padroni la sera, fortunatamente: sarebbe stata una cosa abbastanza imbarazzante farmi trovare in questo stato di iperventilazione: la piccola quattrocchi-brufolosa-figlia-dei-servi che sbava dietro al loro unico figlio.

Appoggiai il vassoio sul mobile in mezzo al corridoio, tirai un ultimo respiro ed alzai la mano per bussare.

Toc-toc-toc.

x.x.x.x.x.x.x.x

E-Pov

Maledetta ricerca di Inglese. Era la decima volta che la rileggevo ma non mi convinceva affatto il risultato. Ci avevo passato una settimana intera, spulciando tra innumerevoli volumi in biblioteca e, riuscire a riassumere tutto quel materiale in così poco tempo, oltre a dover fare tutto il resto dei compiti, era stato un lavoraccio, soprattutto perché avevo dovuto farlo da solo.

Il professor Mason ci aveva diviso in gruppetti di due o tre per sbrigare questa ricerca di letteratura ed io ero capitato insieme a lei. Proprio a lei.

Non appena sentii pronunciare il mio nome abbinato al suo, mi sentii invadere da un'eccitazione indescrivibile, immaginandoci a studiare insieme, gomito a gomito, in biblioteca.

Tutta l'eccitazione svanì non appena lei mi si avvicinò, insieme al suo gruppo di amiche, dopo la lezione, dicendomi che lei era negata per queste cose, che la biblioteca la deprimeva e che il tutto sarebbe stato molto più costruttivo se me ne fossi occupato da solo.

Non riuscii a fare altro che annuire ed abbassare la testa.

Lei, sorridendo alle sue amiche che sogghignavano, mi diede un buffetto sul braccio e se ne andò.

Eppure io non riuscivo a darle la colpa di niente.

Quando pensavo ai suoi boccoli biondo fragola che ricadevano come soffici nuvole lungo le sue spalle, i suoi occhi azzurri come il cielo di Giugno, le sue labbra, così piene ed invitanti... Con quella voce che sembrava quella di un angelo, poteva dirmi tutto quello che voleva.

Io non ero nessuno per dirle il contrario. Nessuno.

Il fatto che ero figlio di una delle famiglie più potenti di Chicago era giusto abbastanza per evitare di essere preso di mira dai bulli della scuola, nonché perpetuamente deriso dalle cheerleader, di cui lei faceva parte... ma io, ero solamente cesso.

Un cesso ricco, ma pur sempre un cesso.

Alto e magro quanto un palo della luce, scoordinato ed impacciato, col mento sfuggente, il naso che tende leggermente da un lato, le sopracciaglia decisamente troppo folte e quest'ammasso di capelli che vanno dappertutto tranne dove cerco di mandarli.

Non ero nessuno per dire a Tanya che non era giusto e non poteva trattarmi così.

Non avevo nessun altro a scuola a cui chiedere di aiutarmi. Non avevo amici. Lì, in quella stupida scuola privata nella quale i miei genitori mi avevano iscritto, anche i meno ricchi cercavano di essere snob; anche i meno attraenti, come me, cercavano di rivalersi su qualcun altro.

Non c'era nessuno lì dentro che cercasse di lasciar vivere in pace il prossimo, tutti avevano sempre da dire qualcosa di sgradevole su qualcuno o da combinare qualcosa di spiacevole a qualcun altro.

Io ero esentato dal più degli scherzi e degli insulti solo per la mia posizione sociale privilegiata.

Quindi venivo ignorato.

Ero come un essere trasparente, un'entità che si aggirava in mezzo a loro e che veniva interpellata solo in caso di bisogno.

La ricerca era il bisogno di Tanya: il bisogno di non doverla fare.

Probabilmente -ma anche no-, se avessi avuto qualche amico che mi consigliasse su certe cose, avrei avuto il coraggio di dire, se non a lei, per lo meno a me stesso di smetterla di sottomettermi in questo modo.

Iniziai a leggere per l'undicesima volta la ricerca quando sentii un delicato sospiro dietro la mia porta.

Il sospiro di quell'essere minuscolo, ma tanto più forte di me, che era, se vogliamo, la mia unica amica.

Toc-toc-toc.

“E-e-en-t-tra, B-Bel-la”

Alto, secco, brutto ed anche balbuziente. Come avrei mai potuto dire una qualsiasi cosa a Tanya?

x.x.x.x.x.x.x.x

B-Pov

“E-e-en-t-tra, B-Bel-la”

Presi coraggio ed appoggiai la mia mano sulla maniglia della sua porta. Presi coraggio dalle sue semplici parole che ormai ripeteva da 5 anni a questa parte. Presi coraggio dalla comune consapevolezza che questa, forse in fondo, non era solo la mia routine, ma anche la sua.

Lui sapeva che ero io. Sapeva che ogni sera alla stessa ora passavo io a portargli un po' di conforto.

“Buonasera Edward. Com'è stata la cena, è andato tutto bene?” Chiesi, poggiando il vassoio sul suo comodino.

“S-s-sì, l-l-la c-, la c-cena er-ra b-bu-buon-a. F-f-f-a-a-i-i c-c-co-mpl-im-e-e-n-nt-i a-a-a t-tu-a-a m-m-ad-r-re”

Gli sorrisi ampiamente per incoraggiarlo e lui mi sorrise di rimando.

“St-a-a-a-s-s-e-ra ha-a-i g-g-g-g-ià m-m-es-s-so l'ap-p-p-pa-r-r-e-c-ch-io”

Cazzo! Non ci avevo neanche pensato. Ed ecco che il mio sorriso svanì.

“S-sei s-s-s-ta-a-an-c-c-ca?”

Scossi la testa “No, Edward”

“Ah, p-p-p-pe-e-er-ch-ch-é s-sol-li-ta-a-m-m-men-te q-q-qua-a-nd-o v-v-v….. S-so ch-che l-l-lo m-met-t-t-t-i sol-o p-p-prim-m-m-a d-d-d-di do-o-or-mir-e...”

Lo sapeva. Lo aveva notato. Non so se questo alleggerisse o appesantisse la figuraccia che avevo appena fatto. Solo che ora il sorriso era svanito anche dal suo di volto e lo aveva abbassato.

Ero sovrappensiero e l'ho fatto senza rendermi conto. Sarei stata capace di arrivare qui in pigiama stasera!” Sorrisi quando vidi che lui mi guardò di nuovo, per poi rendermi veramente conto di quello che avevo detto e vergognarmi profondamente. Scossi la testa sconcertata, ma lui rise ugualmente.

“Hey ma... Stai ancora studiando?” Chiesi, adocchiando i fogli che teneva in mano.

“D-d-dev-vo c-c-c-con-s-s-segn-gn-gnare q-q-qu-e-es-ta r-ric-c-c-cer-r-c-a d-dom-a-a-ni, ma-a n-n-n-o-n s-s-so-on-o s-si-c-cu-uro...”

“Vuoi che ci dia un'occhiata io?”

Lui mi guardò esitante per un momento, ma poi annuì e mi porse i fogli. Io afferrai la tazza e gliela offrii, inserendoci un paio di zollette di zucchero, seguite dal cucchiaino, prima di prendere in mano la sua ricerca.

“Tu bevi ed io leggo” Proposi e lui annuì nuovamente ma stavolta con più convinzione.

Mi fece spazio sul letto e mi sedetti accanto a lui.

Il suono del suo respiro, unito a quello della tisana che scendeva giù per la sua gola, erano incredibilmente rilassanti e sperai di non addormentarmi mentre correggevo gli errori nel testo.

Mi appoggiai momentaneamente verso la fonte di calore che era il suo corpo accanto al mio, ma mi ritirai subito.

La sensazione che provavo ogni volta che mi capitava di sfiorare il suo corpo era soffocante, non capivo più niente, sapevo solo di provare un immenso calore e di sentirmi sciogliere da capo a piedi.

Ora avevo bisogno di lucidità se volevo dargli una mano con questa ricerca e, approfittarmi della situazione, non era proprio il caso.

Sentii il suo respiro tra i miei capelli ed intuii che doveva essersi voltato a guardarmi mentre correggevo. Nel momento in cui l'aria si posò sulla mia pelle, oltre la coltre dei miei capelli, provai una serie di brividi che tentai di scacciare subito via.

“L-l-la t- la t-t-tis-a-a-na c-c-co-ome l-la f-f-fai t-t-t-tu è-,è s- è s-se-mp-pre l-la m-mi-gl-gl-gli-o-re”

Sorrisi, senza alzare lo sguardo dai fogli.

“Q-q-qu-a-an-d-d-do s-sto m-ma-al-e e m-me l-la p-p-po-or-ta m-m-mi-a m-, mi-a m-mad-re n-n-on è m-ma-i c-co-os-ì b-b-bu-buo-na”

A quel punto poggiai i fogli sulle mie gambe e mi voltai a guardarlo “Magari non la sentirai così buona semplicemente perché, avendo l'influenza, non riesci a sentire i sapori?” Dissi, alzando le sopracciglia.

Lui, invece, mi sorrise e scosse la testa.

Allora lo baciai. Sulla guancia, chiaramente, ma era troppo dolce a volte, non riuscivo a farne a meno.

Mi voltai per riprendere a correggere il testo, quando lui mise un braccio attorno la mia schiena e posò un tenero ma appena rumoroso bacio sulla mia guancia, in risposta al mio... o in ringraziamento a... non saprei, la tisana? La correzione? Bah. Quello che sapevo era che le sue calde e mordbide labbra sulla mia pelle erano sempre le benvenute.

Nonostante questo, non riuscii a fare a meno di arrossire violentemente; lui se ne accorse e rise in maniera lieve, lasciando il suo braccio dietro la mia schiena, appoggiando il peso del suo corpo sul palmo rivolto sul letto, arrivando lui, stavolta, a sfiorare me.

Non riuscivo a credere come lui potesse non provare ribrezzo o repulsione a baciare la mia guancia brufolosa; non che avessi un volto acneico, non erano tanti i brufoli ma c'erano. Mia madre diceva 'la normale quantità per un'adolescente', ma allora come mai tutte le mie compagne sembravano non averne?

Certo: fondotinta. Quello che mio padre non mi avrebbe mai permesso di mettere e al quale io, comunque, non avevo mai rivolto troppi pensieri. Non come le mie compagne, che pensavano solo a farsi belle, invece di studiare.

In pochi altri minuti terminai di correggere la sua ricerca e, mentre la rileggevo, lui si chinò verso di me, quasi abbracciandomi completamente, mentre si allungava per poggiare la tazza vuota sul vassoio e respirare profondamente indietreggiando.

“E-ecco f-fatto” Balbettai. Lui mi guardò malissimo. “Io, i-io n-non , non...” Arrossii di nuovo, ed abbassai la testa, mentre gli porgevo i fogli”

Lui afferrò le mie braccia e mi tolse di mano i fogli, ma non mi lasciò andare. Provai timidamente ad alzare lo sguardo per controllare la sua espressione, che si era ingentilita, pur conservando un pizzico di incredulità. Quando parlò, la sua voce era poco più di un sussurro.

“N-n-no-n s-s-s-sa-a-p-pe-vo c-che a-an-ch-e t-t-u b-ba-al-b-be-et-tta-s-si q-q-q...”

Deglutii rumorosamente, per cercare di calmarmi “Tutti balbettiamo quando siamo un po' nervosi, Edward” Anche la mia voce, ora, era poco più di un sussurro.

“N-n-e-er-vo-sa? P-p-pe-e-r-ch-ché s-s-e-...”

“È tardi, Edward” mi liberai dalla sua presa “Se non hai b-” Pensai a ciò che stavo per dire e me lo rimangiai velocemente prima che fosse troppo tardi. Il nostro orario di lavoro-quello dei miei -io non 'lavoravo', se non per Edward- era da tempo terminato e se gli avessi dato corda su questo argomento, non mi avrebbe fatta andare via senza che io potessi umiliarmi ulteriormente. Quindi, in mezzo secondo mi corressi “Io sono molto stanca, buonanotte” Dissi, alzandomi ed afferrando il vassoio.

“N-n-no. Il v-va-a-s-s-s-sso-io l-la-asc-scia-lo q-qu-i...”

Questo mi fece fermare un attimo, ma non mi voltai; continuai a dargli le spalle. “Perché?”

“M-m-mi p-pi-a-c-c-ce l'o-do-r-re d-d-de-l-l-la t-t-ta-a-z-zz-a”

“Mia madre fa una doppia fatica ogni mattina per questa mia.... gentilezza... Edward. Buonanotte” E così fui fuori dalla sua porta in un attimo. Mi appoggiai su di essa una volta che l'ebbi chiusa alle mie spalle e rilasciai un respiro che non mi ero accorta di aver trattenuto; e sospirai, nuovamente.



A/N:
So di avere altre fic da finire e altre in coda da iniziare. So anche di essermi proposta come beta ad una ragazza ma non sono più andata a spulciare la risposta (su EFP non arriva una replica se si risponde ai commenti, quindi ancora non so bene come funziona).
Solo che l'altra sera, mentre facevo il bagno, mi è venuta in mente questa storia. Il giorno dopo ho iniziato ad appuntarmela e, benché fosse la seconda nuova fic che avevo appuntato in un paio di giorni, ieri sera non ho potuto fare a meno di cominciare a scriverla. Ne ho sentito la necessità. Forse per 'sfuggire' al dovere di proseguire le altre o forse per sfuggire solo alle sensazioni che mi danno le altre. O semplicemente avevo solo bisogno di raccontare questa storia.
Stavolta si tratta di un qualcosa di cui so i punti principali ma non so ancora come si svolgeranno tutte le vicende... Se la cosa andrà bene, la storia nascerà di volta in volta, quindi sarà una sorpresa anche per me.
E' una storia che sembra molto più leggera di quello che è in realtà.
Ha ingannato perfino me, ma mi sono resa conto del reale contenuto di ciò che scrivevo solo dopo aver scritto ogni singola parola.
Anche qui qualcuno (o molti, ma spero di no) potrebbe non essere d'accordo con i temi che andrò a trattare, che non saranno facili e non riguarderanno sempre cose di cui posso parlare per esperienza... Quindi se, durante il cammino, qualcuno dovesse avere qualcosa da consigliare (come al solito, con gentilezza e le buone maniere) o volesse darmi la sua testimonianza (anche in pvt) sarò pronta a farne tesoro.
Il titolo del capitolo, come sempre, è nato dopo averlo scritto e racchiude l'essenza di una caratteristica contrastante dei caratteri di Bella ed Edward... L'avete colta? Se sì, provate a dirmi cos'è, secondo voi.
Se riceverò abbastanza commenti anche su questo (la questione del titolo), lo svelerò nella prossima puntata :) Ma penso che lo capirete leggendo e continuando a leggere.

martedì 26 ottobre 2010

Profumiera (Prick Teaser) - capitolo 2 - Cuore di Mamma ?

Disclaimer: Stephenie Meyer detiene i diritti della Saga di Twilight; tutto il resto, i luoghi, le sfumature dei loro caratteri e le vicende è stato inventato dalla sottoscritta.


PROFUMIERA (titolo originale Prick Teaser)
Capitolo 2 - Cuore di mamma?


Era passata qualche settimana da allora: gli esami di maturità per i gemelli ed Emmett e le verifiche di fine anno per Edward ed Alice erano alle porte.
Nel frattempo, il signore e la signora Cullen ormai avevano terminato l'invio dei loro effetti personali in Italia, nella loro nuova casa che, a quel punto, era finita. Era una casa molto moderna, su 3 livelli. Era estremamente luminosa, la maggior parte dei muri esterni erano costituiti da intere vetrate che concedevano uno spettacolo mozzafiato: la vista sul lago da una parte, la vista sul giardino interno e la piscina dall'altra. All'interno la casa possedeva un arredamento che, mischiando l'antico ed il vintage col moderno, evitava di creare un ambiente troppo freddo, mantenendolo, comunque, abbastanza formale, elegante e sobrio allo stesso tempo.
Esme vi si era recata poco tempo prima, a lavori appena terminati. Gli operai avevano finito di ripulire tutto e la casa si apriva per fare spazio a scatoloni che, molto presto, sarebbero stati dischiusi.
~x~x~x~x~x~x~x~
Tesoro?” Disse Esme a Carlisle, concentrato, come al solito, a leggere il suo giornale, seduto al tavolo.

“Dimmi, cara” Le rispose senza alzare gli occhi da ciò che stava leggendo.

“Ho finito ora di parlare con la crew di Forchette: anche gli ultimi pacchi sono arrivati”

“Meraviglioso. Questa storia del trasloco mi stava consumando le energie...”

Esme si avvicinò a lui e prese a massaggiargli le spalle “Sì, lo so, caro. Ma ora, finalmente ci siamo” Sorrise “Anzi, guarda: non vedo l'ora di partire...”

“Per andare incontro ad un'altra faticaccia...”

Esme interruppe momentaneamente il massaggio e si chinò a guardarlo “Ehi, ma come siamo brontoloni, oggi! Neanche dovessi spostarle tu le cose, c'è la crew di servizio apposta... Ma lo sai bene che loro non possono cominciare se non ci siamo noi a dare le giuste direttive-”

“-Potevi mandargli un biglietto” Rispose annoiato.

“Ed io mi dovrei fidare? Andiamo, poi lo sai benissimo che tra poco finisce l'anno scolastico e voglio far trovare la casa pronta ai ragazzi...”

“Non vuoi neanche farli tornare a casa prima del trasloco?” Posò il giornale e si girò a guardarla.

“Carl: casa nostra è a Forchette” Disse annuendo con tono fermo.

“Sai benissimo cosa intendo”

Esme interruppe il massaggio che aveva appena ripreso e si mise in piedi di fronte a lui, incrociando le braccia sul petto “No. No che
non lo so: potresti spiegarmi?”

“Qui hanno i loro amici, la loro famiglia-”

“-Chi: quella poco di buono della loro madre? Di Rosalie e Jasper?”

“Esme... “ Sospirò.

“No, Carlisle, è così. Ad ogni modo i nonni di Emmett, Alice e Eddie verranno a trovarli da Chicago molto presto.
Me lo hanno promesso. I ragazzi hanno nuovi amici anche lì. Specialmente Rose e Jazz, dal momento che hanno passato più tempo lì in Svizzera che qui e, dal momento che ci trasferiamo, è meglio che si abituino all'idea di ambientarsi una volta per tutte”

“I miei sono ambientati, lo hai detto anche tu”

“Infatti, mi stavo riferendo ai
miei” Sottolineando l'ultima parola. Ad Esme non era mai piaciuta questa differenziazione dei loro figli, che Carlisle puntualmente faceva, eccezion fatta per Edward. “Non ho idea di dove Emmett vorrà andare all'università l'anno prossimo; non so se vorrà tornare qui o studiare in qualche campus europeo... Nè tantomeno so che intenzioni hanno Alice ed Edward col liceo. Certo, che dopo tutta questa fatica...”

Carlisle la afferrò per i fianchi e la avvicinò a sé “Ezzie, tesoro: non possiamo obbligare i ragazzi a restare in Europa solo perché ci abbiamo costruito una casa”

“Non era questo che intendevo”

Carlisle sorrise beffardo.

“Carlisle: io voglio avere una famiglia unita. Voglio averla di nuovo. Ne ho bisogno io come ne hanno bisogno i ragazzi. Em, Al e Ed hanno perso il padre. Rose e Jazz non hanno praticamente mai avuto una madre... e tu li hai spediti laggiù in Svizzera...” Scosse la testa, sospirando “Quei ragazzi hanno bisogno di una famiglia” Poi, con tono più deciso “Io e te siamo l'alpha e l'omega, siamo il collante, e dobbiamo fare qualcosa per loro...”

“Cosa intendi?”

“Voglio una famiglia, Carl, mi mancano terribilmente i ragazzi. Voglio averli a casa con me, voglio averli avanti a me a cena, voglio "spiarli" mentre studiano....”

Carlisle rise apertamente “Tu vuoi spiarli e basta!”

“Ahahah, non essere sciocco. Seriamente: io preferirei... che Al e Ed lasciassero il collegio in Svizzera”

“Cosa?” Carlisle alzò il tono della voce “Ti rendi conto di quello che dici? Quel collegio, ha un prestigio immenso, gli-”

Esme lo interruppe “-Gli permetterebbe di avere un diploma stampato su carta dorata? Carl: io voglio respirare profumo di famiglia tra le mura”

A quel punto, Carlisle si alzò e ripiegò il giornale, parlando con tono seccato “Andiamo, prepariamo queste valigie, così potrai divertirti con i tuoi pacchi”

“Non essere villano, Carlisle. Anche tu hai i tuoi affari da sbrigare. C'è la clinica, e dobbiamo supervisionare anche quella”

“Ok. Bah, ora devo sistemare i miei ultimi appuntamenti allo studio... Ad ogni modo, avremmo potuto farli tornare un p-”

“-Anche loro devono sistemare le loro cose. Oltre a dover studiare durante le vacanze per gli esami d'ammissione e per il prossimo anno scolastico. Lo sai che i
miei sono indisciplinati su questo punto: se li facessi tornare a Chigago poi non studierebbero affatto e lascerebbero tutto il loro lavoro delle loro camere a me. E-”

“-Ok, ok, Esme” Sospirò, alzando le mani in segno di resa “Hai vinto tu”
~x~x~x~x~x~x~x~
Arrivarono a Forchette due settimane più tardi. La signora Cullen iniziò subito a torturare la servitù cambiando idea più volte su dove andava messo questo e dove andava messo quello, ma alla fine ne venne a capo.
Il signor Cullen in casa passava poco tempo, dal momento che era impegnato a seguire l'avanzamento a singhiozzo della sua clinica. I singhiozzi erano causati dalla sua consorte che, naturalmente, ogni volta cambiava idea sull'aspetto della struttura. I lavori della clinica, comunque, erano sempre proceduti con molta lentezza. Non solo a causa di Esme, ma anche per Carlisle stesso, che si era presentato una volta sola a Forchette dall'inizio dei lavori che, a quel punto, non sarebbero finiti molto presto.

Drin drin! Il nuovo telefono di Esme suonò.
“Pronto?”

“Mammina!” La voce di Alice era quella di una che non stava nella sua pelle.

“Alice, amore, come stai?”

“Ahh! Finalmente siete arrivati! Che bello poterti chiamare al numero italiano!”

“Sì Alice, tesoro. La tua camera è quasi pronta. Non appena finite tutte le interrogazioni a scuola la vedrai”

Alice si slanciò in gridolini “Non vedo l'ora! E poi, non sai che cosa ho da raccontarti-”

“-Me lo dirai quando ci vedremo” Tagliò corto.

“Ma mamma-”

“-Niente "ma": concentrati sullo studio. Non metterai piede dentro questa casa se non esci da quel collegio con tutti voti altissimi”

“Pffffff.........”

“Come prego?”

Sconsolatissima “Niente mamma, scusa, hai ragione tu”

“Torna a studiare cara, e salutami...”
Salutami sto cazzo, mamma. “Chiamali tu, mamma, buona serata”
Click.


Drin Drin! Questa volta a suonare fu il telefono di Jasper, che Alice non perse tempo a chiamare dopo la delusione ricevuta da Esme.

“Mia cara Alice, che piacere sentirti”

“Ciao, Jazz” Si sciolse.

“Mi fa piacere che tu mi abbia chiamato. Sai, mi mancavi. Quanto tempo era che non ci vedevamo?”

“Da stamattina a lezione” Rispose, sempre con aria trasognante.

“Ahahahah, allora, cosa stavi facendo?”

“Ho appena parlato al telefono con la mamma. In realtà vi saluta, penso... Ma le ho riattaccato il telefono in faccia mentre lo diceva...” Stavolta usò il suo tono finto-innocente.

Jasper scosse la testa sorridendo “Chissà cos'ha detto che ti ha fatto innervosire...”

“Le volevo parlare di una cosa, ma non ha voluto starmi a sentire. Bah. E tu, Jazzie Jazz, che cosa stavi facendo prima che io ti telefonassi?”

“Stavo studiando, cosa che dovresti fare anche tu, sai?”

“Mmmhh, ma che avete tutti quanti, oggi?”

“Ahahahahahah, ora credo di capire perché ce l'hai con la mamma”

“No, il motivo è un altro: volevo veramente parlarle di una cosa... Ok, Jazz, ti lascio studiare... A domani!”

“Ehi, Alice: non azzardarti ad andare a chiaccherare da Edward ora!”

“Aaaaaaaa Jasper! Uffa, ormai mi conosci troppo bene!”

“Sì,
Lili...”

Alice avvampò in silenzio.

“Beh, buonaserata, a domani”

“C-ciao...!”


E, naturalmente, non seppe trattenersi dal mettersi a chattare con le sue amiche per raccontargli ogni singola parola dell'ultima telefonata.
~x~x~x~x~x~x~x~
Le ultime interrogazioni permisero ad Alice ed Edward di congedarsi prima dei loro fratelli dalla scuola.
Edward aveva iniziato a frequentare sempre più assiduamente Tanya. Inizialmente era stato per permettere ad Emmett, con la scusa delle uscite a quattro, di avere l'occasione di passare più tempo con Rosalie, da soli. Sì, perché naturalmente Edward voleva una certa cosa dalle uscite con Tanya.
Col passare del tempo, si rese conto di non avere tempo per altre ragazze e si ritrovò in una sorta di relazione.
Lui... sapeva essere molto galante e questo lusingava Tanya; probabilmente sperava che col tempo lui l'avrebbe amata di più e che la loro relazione sarebbe evoluta in qualcosa che lei desiderava con tutta sé stessa.
Tanya era totalmente innamorata di lui e portava parecchia pazienza a tutte le sue mancanze. Lui l'aveva persino presentata ai suoi genitori. Era la prima volta che Edward si ritrovava in una vera relazione e l'aveva portata a casa senza neanche pensarci.
Per lui era una cosa naturale a quel punto, nonostante provasse per lei niente di più di un profondo affetto.
Edward riteneva che fosse lui a non essere in grado di provare niente di più forte o profondo verso una donna. Non era spaventato dal legame con Tanya: questo si era stabilizzato, a suo piacimento, dopo che lei si era diplomata. Lui si sarebbe trasferito a Forchette, lontano da lei, ma non volevano comunque perdersi di vista.


Le cose fra Jasper ed Alice si erano evolute in un'amicizia maliziosa ed ambigua, fatta di sguardi intensi, estrema galanteria da una parte e continue sollecitazioni dall'altra. Jasper non osava fare nessun ulteriore passo avanti, mentre Alice era spaventata dai suoi stessi sentimenti, perché la stavano portando verso qualcosa che temeva non sarebbe stato accettato da sua madre.


Rosalie bruciava profondamente a causa di un conflitto interno simile a quello di Alice: sapeva di provare dei forti sentimenti nei confronti di Emmett, ma li respingeva con quasi altrettanta forza, donata dal suo stesso autocontrollo ed dal suo profondo rigore.
Quello che meno si aspettava era che proprio il suo gemello si trovasse in una situazione analoga alla sua: si stavano innamorando dei loro fratelli adottivi. I brevi e casuali episodi di debolezza nell'autocontrollo di Rosalie, tuttavia, continuavano a dare speranza ad Emmett, spalleggiato fortemente da Edward.
Emmett era noto per essere uno che amava fare bisboccia, ma Edward sapeva benissimo che suo fratello aveva un cuore decisamente più tenero del suo. Lo aveva dimostrato con ogni ragazza che aveva frequentato: le aveva sempre presentate a sua madre e le sue relazioni erano sempre state stabili e durature, non aveva mai tradito nessuna delle sue ex né aveva mai avuto avventure tra una relazione e l'altra.
Preferiva sfogarsi con gli amici, finendo anche spesso nei casini per questo, ma il potere della sua famiglia era sempre riuscito ad insabbiare tutto e a tirarlo fuori dai guai.
Dal primo momento che Edward aveva capito che Emmett era interessato a Rosalie, farli mettere insieme era diventata la sua missione; una missione che, durante il suo percorso, l'aveva portato a trovare qualcuno con il quale lui, per la prima volta, fosse riuscito ad impegnarsi.
Al suo meglio, almeno.
~x~x~x~x~x~x~x~
Durante le vacanze estive, mentre Tanya era impegnata a preparare il suo esame d'ammissione all'università, lui, oltre a far finta di studiare per l'ultimo anno di liceo, dovette occuparsi di sistemare, nella nuova casa di Forchette, tutte le sue cose portate via da Chicago, Los Angeles e Montagnola.
Nel tempo libero che rimaneva ad entrambi, si vedevano. Lei guidava dalla sua residenza di Locarno fino a Forchette e si fermava per un paio di giorni alla volta.
Non stavano mai veramente da soli, perché era un'occasione per andare in spiaggia al lago o in discoteca tutti insieme e, ad Edward, andava più che bene così, mentre Tanya se lo faceva bastare.


A/N:
Questo capitolo è un pò un cuscinetto, con aggiornamenti sulle loro situazioni, nonché dedicato alla coppia Esme/Carlisle che nell'opera di zia Stephenie, è stata... come dire... La Saga è destinata ad un pubblico adolescenziale (cosa che, aimè, non sono più da tempo) e sentir parlare di affari da 'adulti', da coppie più 'mature' (nonostante Carlisle ed Esme abbiano 23 e 26 anni nella storia originale, ma tutti sappiamo bene che, quando siamo adolescenti, vediamo chiunque sopra i 18 anni come VECCHIO. Arrivaci a 26 anni e poi ne riparliamo!). Beh, qui Esme si farà sentire anche troppo, a voltre.
Siete riusciti a capire un pò di più dei loro caratteri? Carlisle non è affatto 'adorabile' e probabilmente non lo sarà neanche Esme.
Niente lemons in questo capitolo: il primo si era già aperto in maniera molto esplicita e qui mi sono presa una pausa.
So che non c'è granché in questo capitolo e spero di riuscire a 'ripulire' il terzo capitolo il prima possibile, così posso darvi qualcosa di più concreto.
Continuo a dire che se qualcuno volesse farmi da beta reader per leggere in anteprima e darmi la sua impressione o aiutarmi a correggere cose che mi sono sfuggite, può farlo! Contattatemi :)
Ringrazio le prime lettrici e sostenitrici di questa fic (che ho trovato su EFP - trovate il link nella sez. pagine delle fanfictions in questo blog) e spero che l'attesa non le abbia fatte disperdere :) Soprattutto, spero che il capitolo 'cuscinetto' non delula loro né nuove/i possibili lettrici/ori, ma, quando lo scrissi qualche mese fa, sentii di doverlo tagliare in questo modo.
Non ho tanti altri capitoli già scritti, ma sono tutti da correggere. La storia, invece, è praticamente finita nella mia testa. Sono lenta a pubblicare perché... rendere con le giuste parole quello che ti passa nella mente in modo da farlo capire perfettamente a chi legge non è cosa da tutti. Non so se io sia brava abbastanza, ma ho sempre avuto una fervida immaginazione ed ora ho deciso di metterla al guinzaglio, pubblicando parte delle cose che penso. Spero che vi vada bene :)


sabato 9 ottobre 2010

Baby Bitch - chapter 2 - Miserable.

The rest of the day went on in the same way and with the same feelings, except for the non-presence of that motherfucker and of my tears: all gone.

As my classes were over, after saying goodbye to the guys, I made my way to that damn boutique: I didn't need one more argue with my mum, for a dress. I walked as far as halfway with Cami, then he took a bus. That guy seems nice and funny, easygoing: it's a shame we never got the chance to talk before in all these years. We just needed a blondie and a brunette to melt a little with the other classmates. Those chicks are so extra-ordinary. Finally I reached the boutique, I retired that dress and made my way back to home.

Once I was in, I ron to the bathroom: I switched on the boiler. The water was still cold, bitches. Then I went in my bedroom and switched on my laptop. I erased all of his pictures and everything that could ever remind me of him. I went to my mail accounts and blocked his contact, same thing with the messenger. I was so sure that I didn't want to be bothered anymore by his presence, phisically or not. Bacause of him I lost so much time I rather have spent it studing or, better, chilling. Yeah, chilling is way better then be cheated. How many of our friends in common knew about it? I bet all of his original friends did. Shame on me.

"Come here rude boy, boy can you get it up? Come here rude boy, boy is you big enough? Take it, take it, baby, baby, take it, take it, love me, love me..."

Who the hell put this ring tone on?
It was a text....

10/06/2008 17.45
Hey,w'up? Got the dress? xp xoxo

I smiled at the message. She just chosed her personal ring tone between my songs on the iPhone. I replied

Yeah,I got it.Now I should call The Mother and let her 'no. Bye xoxo

"Come here rude boy, boy can you get it up? Come here rude boy, boy is you big enough? Take it, take it, baby, baby, take it, take it, love me, love me..."



10/06/2008 17.45
Hey,w'up? Got the dress? xp xoxo
10/06/2008 17.47

Yeah,I got it.Now I should call The Mothere and let her 'no. Bye xoxo
10/06/2008 17.49
Hey,no,wait: I'm gettin sooo bored :/ Wanna chat?

I didn't know if I was in the mood, but she didn't left me time to think about it.


10/06/2008 17.45
Hey,w'up? Got the dress? xp xoxo
10/06/2008 17.47

Yeah,I got it.Now I should call The Mothere and let her 'no. Bye xoxo
10/06/2008 17.49
Hey,no,wait: I'm gettin sooo bored :/ Wanna chat?
10/06/2008 17.51
C'm on fckyeahskbitch@live.it add me xoxoxo

What a fucking mail address. This chick is sick.
Shit, this girl is so nice to me, maybe a little overwhelming, but I really am not in the right mood right now.

Sorry Cris, Im busy, c ya 2morrow k? xo
"Come here rude boy, boy can you get it up? Come here rude boy, boy is you big enough? Take it, take it, baby, baby, take it, take it, love me, love me..."

10/06/2008 17.45
Hey,w'up? Got the dress? xp xoxo
10/06/2008 17.47

Yeah,I got it.Now I should call The Mothere and let her 'no. Bye xoxo
10/06/2008 17.49
Hey,no,wait: I'm gettin sooo bored :/ Wanna chat?
10/06/2008 17.51
C'm on fckyeahskbitch@live.it add me xoxoxo
10/06/2008 17.54

Sorry Cris, Im busy, c ya 2morrow k? xo
10/06/2008 17.55
K gurl...

Maybe she just came in the right time, because I actually needed to talk to someone, but right now if I'd start talking with anybody, I would only complain about my shitty life.

I took my book and my notebook and started my homework. I've been studying for almost 3 hours, until the hyenas came home and we made dinner, some omelettes and a rich salad.
"So ya still angry at us?" Annalisa suddenly asked.

"The water is hot now only thanks to me" I was not able to contain myself.

"Oh shit! I forgot to switch that motherfucker on again, I'm sorry" Christiana replied mortified; but that wasn't enough.

"You know what, I'd like to take a warm shower too sometimes"

"She told you she's sorry, we're sorry" Annalisa added.

"AND THAT DOESN'T COUNT AT A L L , because you two, you act like, I don't know, like savages in here. You do stuff and never, NEVER, think before act. Water doesn't heat by itself, you know? This ain't the first time you do it, this ain't the first time you act so selfish. I know that sometimes I'm a little messy too, but now it is really too much for me, I can't take this anymore" Was I being too bitchy?

"I... I'm sorry Noemi, I..." Christiana added.

"So what you plan to do right now?" Annalisa was serious, Christiana looked at her.

"What do you mean with this, Anna?" I was kinda pissed off.

"Well, it is clear that you don't like us and you are not able to live with us, so you should think about something to do..."

"Hey, Anna, don't be too dramatic, please" and then Christiana added facing me "We can always fix things, isn't it?"

"I don't know, Christy" I simply stated "Maybe Anna is right" a bit of sadness in my tone. Then I rose and walked out of the kitchen.

"Yeah, of course I'm right, what else we can do, otherwise?" Annalisa always wanted to have the last word.

It sounded like I had to look for another place to stay.

I just couldn't tell the two of them to kick rocks: it was 2 against one. Or better: Anna has always been the main problem; Christiana... is only a little distracted, but she isn't mean. About Anna, instead, it was such an understatement to say she got her head 'up in the sky'. And I really didn't want to start a fight between all of us, telling Christiana to stand up on my side and flip off her best friend.

Like my situation could get any worse...Shit.
I wanted to finish the chapter I started when they came home and to read one other, but right now my priority was a new one: find a new home. So I switched on my laptop again and went through the various ads sites to look for something interesting. I didn't want to go in the opposite site of the town, I wanted to stay here around, to get to the college easily.

I found a couple of ads but the price was too high for me. So I though about writing one myself and to put it on the ads wall tomorrow at college. I put my mobile numer and my mail address. Once I was satisfied on how it looked like, I headed towards the bathroom: I didn't want to risk on finding cold water again: you never know.

Once inside the shower, I instantly relaxed myself: I turned the water to almost maximum heat, the feeling of hot water running down my skin was exactly what I needed in that fucked up moment. It was kind of burning and my skin was all red in the places where the water hitted it, but it was a good sensation. Then my blood pressure started to low and I had to get out of the shower. I grabbed my towel and came back to my room. I was so tired because of all that stress. I half laughed half scoffed at the thought that my mom didn't even call me today to know if I went to the boutique to get her precious dress. Bitch.

I took some clean clothes from my closet, put them on the chair, turned off the laptop, prepared my books and my notebook, set the alarm on and I finally told goodbye to the fucked up world, that day.

~x~x~x~x~x~x~

The following morn Anna was 'all smiles' at breakfast. Maybe she was just happy at the thought I was going to leave the house as soon as possible. Such an hypocrite, she could have spoked before. Christiana got the fever, so she stayed at home. I washed myself, dressed up, took my bag and my ads and I was out. First I went to buy an advertisings mag, so I made it to the college a little later than usual. When I entered the class, Cristina, Daniela and Cami were already there. They greeted me as they saw me coming.

"Hi Noemi, w'z up?" Cami placed a kiss on my cheek.

"Hey, wuz up?" I smiled back to him.

"Hi beauty, how are you today?" Daniela rubbed my arm, Cristina gave her a quick strange glance, then turned away.

I was about to say 'better', but the magazine in my hand reminded me that things weren't getting better for me. "I... well, I'm ok" I didn't want to bug them from the early morn. I sat down on my chair and looked at Cristina "Hey Cris, what's up? Are you ok?" As the words left my mouth she turned her head towards me with a big but shy smile.

"Hi Noemi..." she hesitaded for... I don't know why. So I lightly soothed her rubbing my hand on her back and the crase in her eyes, I didn't notice before, disappeared.

"Hey, what are you looking for?" Cami asked. I looked at him with creased brows.

"The ads mag, what is it for, if I can ask, obvious..."

"Ahhhhhh, yeah, the mag... well. I'm having issues with my roommates; actually with one of them and since I was the only one who stood up against her complains, I'm going to be the one to leave the flat"

"Oh, that sucks..." he replied

"Well..." Daniela started, but she bit her bottom lip and hesitated, looking down at Cristina, who turned herself to look at her cousin. They mute mouthed a little, then the teacher came in, and they went to take their places. I placed the mag under the desk, grabbed my notebook and my adv I prepared the last night, since the teacher still didn't started the lesson.

"What do you think?" I asked Cristina. She stared at it a little and then answered.

"Oh, did you know I'm looking for a place too?" She told me shyly.

"Uh, no, you didn't tell me"

"Well, my parents don't live here in Rome, and I always stayed at Daniela's with her family, but now I ain't feeling comfortable anymore. I just thought about searching a new place to stay since we changed college. Her house is near our ex college, but quite far from this one, and to wake up an hour before just for the distance really pisses me off" she shaked her head.

"My house, willing to be ex one, is near around, and I'm looking too for something not far from here for the same reason"

~x~x~x~x~x~x~

During the morning, from one class to another, we talked about what prices we could afford to pay, until we had time for a break and we all made it to the cafeteria.

"Dani, please, can you take me some coffee?" She handed her cousin some coins.

"I'll join you" Cami rose to join Daniela.

"Oh, yes" I made sweet eyes "can you take me a capuccino and a dunut, please?" I gave them my money, and they went away.

"Ok, give me that sheet of paper" Cristina grabbed my adv "Mmmh, let's see... We have to change something here..." she took her pen and modified my adv. Now it was saying we were two students, instead of one, that were searching for two rooms, instead of one. The price per person rested the same and then she added her contacts too.

"What do you think? Is it good?" She gave it back to me.

"Yeah, it could work" I smiled at her, took a new sheet of paper from my notebook and rewrote the adv. Then she grabbed it again.

"I'm going to put it on the ads wall right now. The sooner, the better" she winked and then she left half running.


In the meantime Cami and Daniela came back to our table and I told them Cristina went to dag our adv, so we started eating our snacks. Cristina made it back in no time and, as soon as she sat down, she took a bite from my donut, giving me a smiley-guilty look. I actually wasn't very hungry, but I decided to take a donut just because I knew I wouldn't have to eat it all by myself. Cristina just had funny eating habits.


"So you decided to go living together?" Cami asked us.

"Yeah, and we're gonna have a baby too" Cristina joked, taking my hand on the table and squeezing it, looking at me like a lover to her beloved.

We all outbursted in a loud laugh, but it was quite time to come back to our classes.


~x~x~x~x~x~x~

At about the end of the morning, Cristina wrote me on her notebook:




I smiled warmly at her, who smiled back to me as I took the paper to reply




So, when our last class was over, Cristina told Daniela she was coming home with me and she and Cami went away in the opposite direction.

"I'm sooo hungry, what are we gonna eat at your place?"

"Actually nothing, if we don't make it to the supermarket before... Our fridge is quite empty and today was Christiana's turn to fill the fridge, but she got the fever and she's at home. I don't have any faith in Anna, so I'm quite sure if I don't buy something myself we're all going to fast for the rest of the week"

"Ok, so let's go. I actually enjoy myself shopping at supermarkets" she said all excited
"You serious? Me too!"

She smiled widely "Well, we have a thing in common, sista"

Our trip to the supermarket was very quick, because we were both very hungry, but we managed to put in the basket half of the shop, actually.


Once inside the house, she yelled: "Hellooo, we have some guests in heeere!"

"Shhhhhhh! Are you mad??!!" I mouthed to her, but we immediately started lo laugh, trying to fight it back. Epic fail.

"Wh-at?" An ill Christiana croaked from the living room. She was lying on the sofa, wrapped in her comforter, in watching television.

"Sorry Christy, were you sleeping? Did we wake you up?"

"Who cares..." Cristina told me in a very low tone. I had to fight back another laugh
"No, I was awake, don't worry"

"Well, she is Cristina, my new drunk classmate" I looked at Cristina with rose brows
"H-hi Cris- caugh caugh- tina"

"What's up?" She simply replied, hell in her eyes. She reminded me of the same glance Daniela had the first day I met them.

"Oh, I'm sorry... Today was my day-caugh caugh"

"And you're ill, so whatever Christy. I'm gonna make lunch, I'll bring you something, k?" I told her as I headed towards the kitchen with Cristina, who was still staring daggers at her.

"Thank you dear, you're so sweet" Yeah, you better call me that and maybe tell that other bitch to kick tocks at my place.

~x~x~x~x~x~x~
"I cunt believe that bitch got my same name" Cristina scoffed.

Yeah, she really just said that.

"Twat did you say? She doesn't" I stayed at her joke. She laughed out loud.

"Ahahahah, yes, she does" returning to a lower tone.

"No, she doesn't. Her name is Christiana, yours Cristina, dumbass!" She gasped.

"Well, we have the same first part, and that is enough to me" she said, still mad.

"No: her name is cee-Aitch-ar etc, she got a fucking 'H' in the middle, so drop it and help me with the lunch"

"Better this way. I defenitely hate having the same name of some cunt, really" She rolled her eyes.

"Ahahahah, well, she's the minor threat. She's easygoing ans kind of sweet; she got only two defects"

She rose her brows and waived at me to continue.

"The firts one, is that she's way too distracted all the time; the second one, the worst actually, is that she choose as her best friend-"

"Hello? Christy-love, where are youuu?" We all heard Annalisa's voice coming from the hallway.

"...the devil right there, we were talking about" I winked to her, sighting at the though to have to see Anna sooner that usual. "And... well, she is so ... naive, she really isn't able to understand that devil is always manipulating her" I scoffed.

While I was still talking, Cristina dropped the food she was handling to me and turned around the table, laying across one of the seats, arms crossed on her chest and evil glare back on her face, looking down the hallway.

As soon as that bitch made it to the kitchen, Cristina kinda assoulted her "Hi, you must be ... Annalisa, don't you?" Arms still crossed, evil smirk on, together with the glance.

Annalisa looked at her wide eyed and opened mouth. Then Cristina finally handed her the hand.
"I am C-r-i-s-t-i-n-a, her Best friend. I never got the chance to meet you"

I had to fight back a laugh. Annalisa took timidly her hand.

"N-nice to meet you, Cristina..."

Cris turned her head to look at me, she fucking winked. To fight back the laugh that was threatening to leave my mouth from the start was becoming harder minute after minute.

"You know, Noemi" she gave me a last knowing glance, then she turned to look back at Annalisa "always tells me about you"

"Uh, yeah?" Anna's eyes darted from Cristina's to mine, with a skeptical look and tone.

"Yeah." Cristina crossed again her arms over her chest.

"O-o-k" Anna smiled nervously "So I...'m gonna make it to my room, eh eh, I have to make a call" and then she left.

"I cunt believe you just dit it!!!" I whispered while giggling, re-taking her joke.

"Nah, she's just a cold bitch looking for troubles. And she just found some with me"

We continued making lunch, while Anna stayed in her room all the time. When food was ready, I grabbed a plate for Christiana, but Cristina took it from my hands:

"Let me"

"Please... don't..."

"Hey, don't worry hun, the situation here is under my control" she winked.

"Here, dear" I heard a sweetish tone from Cristina coming from the living room.

"... - caugh caugh - ...." Christiana mush have said 'thanks'


We didn't call Annalisa and we left her food in her plate, covered, on the counter. She didn't make it back to the kitchen until we came into my room. Such a coward.


~x~x~x~x~x~x~

"Ohhh, I sooo want to sleeep, yawwwn..." she yawned.

"No, wake up , we have to study, remember?"

"Mmmmmmm, a little bit, pleeeeaaaaaase" she complained.

"No way. We just had a coffe, come on, wait for it to have its effect; in the meantime, grab your books"

She complained a little more, then we managed to study for a couple of hours, until we both collapsed on my bed, exhausted from the hard morning at school, the trip to the supermarket, having eated a little too much and plus studying right after lunch doesn't help at all.


It seemed like 5 minutes later when her phone rang.

"..."

"Dany...mhhh" she croaked on the phone "we fall asleep while studying..." I laughed. "Ok, see you later, bye"

"Is she finally done with her swimming class?"

"Yeah. She just came outside the gym, she's gonna make it to home a little before than me, so it's better that I get a grip on myself, pack my shit and get outta here right now" she was still croaking.

"A little coffe before?" I teased her.

"Mmmmh...." she gave me a puppy glance, so I rose from the bed and went to the kitchen to make us some coffee. She grabbed all of her books and was ready to go before I came back to my room.

"Here"

"Thanks"

"Do you want me to take you to the bus stop, Cris?" I took a sip from my cup.

"Mh, no, don't worry"

"Seriously, I can keep you company..."

"Oh no, there's no need, that bus passes often and then" she suddenly was very aware and looked into my eyes "it's better those bitches right there think I'm still here with you for a while, so just take me to the door and close it slowly" she winked.

"You're diabolic Cris, you scare me, seriously".

"Twat did you say?" Again with that joke. We started laughing so hard that we had to shoosh ourselves each other in order no to ruin our secret plan.

"Shhhhhh"

"Shhhhhhhhhhhh!"

"Ok!"

"Let's go!" we were whispering. We tip-toed along the hallway, both Christiana and Anna were in their own rooms. Cristina opened carefully the door and then turned towards me and whispered:

"Thank you for everything"

"No, thank you for helping me!" I smiled "I really enjoyed myself today with you"

"Me too" She smiled back to me.

"Goodbye, and text me when you'll arrive home, 'k?"

" 'K sis" she gave me a huge, soft kiss on my cheek, and told me" Goodbye", her whisper muffled against my skin, and then she left.


I carefully closed the door and tip-toed back to my room. The trick seemed to works until dinner. Cristina was right.

~x~x~x~x~x~x~

Annalisa prepared the dinner for us all, bringed a plate to Christiana in her room and grabbed her plate and headed to hers.

"So... Cristina is your best friend?" A strange, unusual tone in her voice. Well, I told Christiana she was my new classmate, but whatever, maybe they won't talk about this.

"Come here rude boy, boy can you get it up? Come here rude boy, boy is you big enough? Take it, take it, baby, baby, take it, take it, love me, love me..."

I checked the phone, already knowing the sender.

10/07/2008 20.57
Just got back home, into my room. Had a great time wit'ya, srlsly!C u 2morrow,'nite xoxoxo

Then I simply told Annalisa: "Yep, she is" My best friend from today.




A/N:
As you can easyly see, from the amount of errors, I still don't have a beta, so please, if you're going to review, be gentle, as I'm not a native english speaker.
This should be the 'real' picture with the conversation between Noemi and Cristina during the class



Anyway, here you start to better understand Cristina and in a few chapters I already wrote you'll see her as she really is and you would be able to understand something more about her.
In the future chapters there will be a change of characters... some will go away and some will come around. I can't tell you more than this now, but I seriously can't wait to get there! It's about what led me to write this story. I Hope I can find somebody who want to trust me and follows this crap.

giovedì 7 ottobre 2010

Profumiera (Prick Teaser) - capitolo 1 - Team Svizzera

Una piccola e noiosa provincia medio-borghese, fatta di piccoli e medi imprenditori, per lo più del settore agricolo. E' lì che il Dr. Carlisle House Cullen (cugino di Gregory) decise di trasferisi con la sua amabile famiglia. Vivevano sulle colline di Hollywood, nella casa di lui, che operava come chirurgo estetico a Beverly Hills, divenendo famoso in tutto il mondo grazie anche alle sue apparizioni nel programma di chirurgia estetica Dr. 90210. Questo successo gli permise di accumolare molto denaro, oltre a quello ereditato dalla famiglia (sua e della moglie).

Proprio per questo motivo, al culmine della sua popolarità, decise di trasferirsi una una piccola e tranquilla cittadina sul lago di Forchette, con larghi e verdi spazi: aveva in progetto una clinica privata universitaria, in un enorme complesso con centro Spa e Hammam annessi, centro riabilitativo e di ricerca.

Qui, i più abbienti, i signori-bene provenienti da ogni parte dell'Italia, dell'Europa ed oltre, ma anche i vari personaggi dello star system hollywoodiano che, di recente, avavano cominciato a strizzare l'occhio al Bel Paese, potevano venire a curarsi contando su un'equipe di prim'ordine e sulle tecnologie più avanzate, o godersi lunghi (e costosi) weekend di relax e piacere, oppure a farsi qualche ritocchino qui e lì, senza avere la fretta di tornare nella loro caotica vita quotidiana, ma potendo concedersi una lussuosa degenza all'interno della struttura, con tutti gli optional e l'avanguardia della tecnologia statunitense ed in più un'ampia ispirazione al classico stile architettonico italiano.

Il vero motivo che aveva spinto la famiglia a scegliere Forchette come la loro nuova casa, era che recentemente, alcuni loro amici di famiglia, avevano scoperto le preziose proprietà curative e disintossicanti dei particolari fanghi nel territorio adiacente il lago. Era un'occasione d'oro che Carlisle Cullen, che sognava una sua clinica da tempo, non poteva lasciarsi scappare. Non c'era niente di simile al mondo e questa era solo un'altra delle cose che lo eccitavano al solo pensiero: lui sarebbe stato il creatore di un impero nel campo medico mondiale.

~x~x~x~x~x~x~x~

I lavori della clinica erano ancora lontani dalla conclusione quando loro si trasferirono lì, nella casa progettata dalla sua consorte, la signora Esme Anne Platt Evenson Cullen (vedova del generale Charles Evenson) che naturalmente aveva anche progettato la clinica, senza che mai nessuno potesse metter bocca per criticare qualcosa.

La signora Esme era quello che si definisce "una donna che si è fatta da sè". Non era di nobili discendenze, ma aveva fatto fortuna sposando il suo ex marito e costruendo, grazie ai suoi soldi, un impero nel regno del design architettonico a 5 stelle. Era considerata un guru nel suo settore. Per questo, anche se era un' "arricchita" tutti negli ambienti-bene la rispettavano. Non potevano fare altrimenti, dovendo portare rispetto per la divisa indossata dal suo defunto ex-marito; lei era una donna che sapeva ottenere quello che voleva e sapeva creare il tutto dal niente. Come ppteva anche distruggerti in un solo momento, se riteneva che fosse la cosa migliore per i suoi affari.

Lei e suo marito si erano fatti e trovati da soli. La fama di arrogante ha sempre preceduto suo cugino Gregory, che, almeno, si poteva dire facesse qualcosa per rendere il mondo migliore, o meno malato. Lui, Carlisle, si preoccupava solamente di renderlo più bello. E di certo lo spirito dell'arroganza non aveva risparmiato neanche lui. Sicuramente non possedeva la sua stessa antipatia ma, al contrario di lui, non possedeva affatto il senso dello humor. ll chè era quasi peggio. Carlisle Cullen era pieno di sè, fanatico, spaccone e le uniche cose che lo facevano sorridere era veder crescere il suo conto in banca ed i suoi titoli in borsa.

Dei loro figli non si poteva dire meglio. Non ne avevano avuti insieme (si vocifera che lei avesse avuto una menopausa precoce, che non si è neanche sforzata di curare, nonostante tutta l'equipe che il marito le mise a disposizione, capitanata dal dottor Cliff Robinson). I loro filgi venivano dai loro precedenti matrimoni: i gemelli Rosalie e Jasper Hale Cullen, figli di Elizabeth Masen Hale, ereditiera dell'impero bancario Hale & Sons, algidi e freddi come il padre, ed i figli del generale Evenson, Emmett, Alice ed Edward Platt Evenson Cullen, narcisi ed egoisti come la madre. Sì, anche i figli della signora Esme avevano preso il cognome di Carlisle, in quanto lui si era convinto che fosse la cosa migliore da fare.

I gemelli erano cresciuti studiando al TASIS, a Montagnola, Svizzera. Gli altri, che pure avevano sempre frequentato scuole private a Chicago, da quando i loro genitori avevano avuto la bella pensata di unirsi in matrimonio, furono spediti anch'essi nel collegio a Montagnola.

Quella che ebbe vita meno facile, lì, fu Alice, da sempre considerata la pecora nera della famiglia Evenson, con i suoi vari periodi alternativi, frequentazioni di dubbio gusto per una signorina del suo rango. Tutto questo ccanimento nei suoi confronti, lei aveva sempre ritenuto che fosse causato solo ed unicamente dal fatto che fosse una donna. Dei due scapoloni festaioli, infatti, nessuno osava mai dire nulla, nonostante il più grande, Emmett, amasse fare bisboccia nei locali e nei festini, finendo per tornare a casa alle prime ore del mattino strisciando in terra ed il più piccolo, Edward, avesse una fama di sciupafemmine (leggi: puttaniere) che lo seguiva da Chicago a Montagnola passando per Los Angeles.

La musica cambiò presto per loro, anche se non del tutto, quando misero piede nel collegio. I gemelli Cullen erano impeccabili ed incredibilmente formali, anche in famiglia. All'inizio non ne volevano sapere di aiutare i loro nuovi "fratellastri" ad ambientarsi, per non giocarsi la reputazione. Tutto questo, finché Emmett, con la scusa di fare il fratello premuroso e simpatico con la bella ed algida Rosalie, non finì per innamorarsene, senza rimedio. Lei lo fece penare non poco, ci godeva troppo a vederlo soffrire.


"Ciao Rose" Disse Emmett, un sorriso timido ma impacciato sul suo volto.
"Emmett" Rispose lei, senza degnarlo di uno sguardo.
"Sai, avevo del tempo libero e..."
"Io no. Lo vedi? Sto studiando" Lo interruppe bruscamente.
"Sì, era proprio di questo che ti volevo parlare..."
"Beh? Avanti, parla" Il suo tono era seccato.
"Sai, quelle versioni di latino... Beh, mi creano non pochi problemi nel risolverle, io non ho avuto sempre un'istruzione svizzera come la tua" Azzardò un sorriso verso la fine della frase, sperando di riuscire ad addolcirla un pochino.
"Se si trattava solo di questo potevi dirlo subito. Lo dirò a Croixette, sarà ben lieta di aiutarti"
"Ma io non voglio il suo aiuto, voglio il tuo" Il suo tono si fece profondo.
"Emmett, ... " Rosalie arrossì. Non era poi così brava a nascondere i suoi veri sentimenti, perlomeno non a sé stessa, quando veniva colta di sorpresa.
"Che cosa ho io che non va Rosalie? Che cosa c'è in me che è troppo rispetto ai tuoi soliti canoni o troppo poco? Rosalie: io ti amo!" Non era la prima volta che lui si dichiarava a lei, ma nonostante i suoi continui rifiuti, Emmett sentiva che c'era qualcosa per cui doveva continuare a provarci.
"Diamine, Emmett: siamo fratelli! Come puoi d..."
"Io e te non siamo fratelli Rose. L'unica cosa che potrebbe renderci tali sarebbe l'affetto fraterno. Cosa che io per te non provo. Siamo fratelli per gli altri, per il resto del mondo, per le convenzioni, perché mia madre ha sposato tuo padre. Ma nessuno di noi ha dentro di sé il sangue dell'altro. L'unica cosa che ho dentro di me è questo sentimento che mi sta uccidendo, cavolo!" Ormai il suo tono era pieno di rabbia. "Dimmelo subito se quello che senti per me è un amore fraterno, se è un'antipatia, ribrezzo? Cavolo, dimmelo! E facciamola finita con tutte queste ipocrisie che mi propini ogni volta che tocchiamo l'argomento!"
"Emmett Evenson: non parlarmi così" Provò a ritrovare un pò della sua freddezza.
"... "
"...Emmett non possiamo..."
"Abbi almeno il coraggio di dire ciò che pensi veramente, penso di meritarmi un pò di sincerità" Le rispose disgustato.
"Emmett, io..." Non seppe finire la frase ed abbassò lo sguardo.
"Ok, come non detto. Lascia stare, Rosalie Hale Cullen" Se ne andò deluso ed amareggiato, lasciandola sola con i suoi libri.

Rosalie tornò in fretta in camera sua dalla biblioteca, cercando di restare composta per le apparenze, ma desiderando di poter correre. Una volta dentro, scoppiò a piangere.

Loro due, tuttavia, non furono gli unici ad innamorarsi.

~x~x~x~x~x~x~x~

Alice era così attaccata, anche a livello fisico, al suo fratellino Edward che i più maligni vociferavano all'incesto. Certo, con tutte quelle con cui lui andava, ci voleva proprio una bella fantasia ad immaginarselo con la sorella. O forse era proprio per questo? Sua sorella, sì, aveva una cotta per suo fratello, ma non era lui.

Una sera, in un locale...

"Salute" Jasper alzò il calice di champagne verso Edward, ammiccando.
"Alla tua" Alzò il suo calice in risposta.
Jasper sorseggiò ed aggiunse "Sai, se ora non fossimo tutti fratelli, potrei dire di interessare a tua sorella" Sorrise beffardo.
"Quale delle due?" Lo stuzzicò Edward, sorridendo, facendo finta di non capire.
"Ahahhaah, andiamo, hai capito... Comunq..."
"Comunque... " Lo interruppe, avvicinandosi per sussurrarglielo "è così". Si allontanò, lasciando Jasper sbalordito.

"Ciao Jasper!" Improvvisamente arrivò Alice al bancone "Hey, una coppa di champagne anche per me, paga lui!" Si girò verso di lui ed ammiccò sorridente.
"Alice, tu sei una mia ospite quando vuoi. In fondo... siamo fratelli... Quello che è mio, è tuo"
"Grazie, Jasper"
"Per te, tutto quello che vuoi, signorina" Sorrise malizioso.
"Allora... alla nostra" Alice sollevò il calice e lo guardò negli occhi.
"Alla nostra" Jasper ricambiò l'intenso sguardo.

Dall'altra parte dell'area vip, Edward si sbellicava dalle risate.

"Ma l'hai visto? Dico: l'hai visto? Ahahaha! Il damerino, lo studentino perfetto di papà si è innamorato della sorella! Di nostra sorella! Aahhaha!"
"E che cosa ci trovi da ridere?" Disse Emmett, nervoso.
"Beh, cavolo: è evidente. Si è innamorato di Alice, si è rovinato con le sue stesse mani! Quella piccola donna lo consumerà! Ti ricordi il suo ultimo ragazzo? Quel poveraccio: ancora me lo ricordo" Rise sconcertato.
"Sì, Alice è pazza. La nostra piccola Alice... Ma è la migliore"
"Sì che lo è! Le donne dovrebbero essere tutte come lei"
"Non sai quanto quello che dici è vero..." Mormorò.
"Come dici?"
"Niente. Ad Alice" Alzò il calice.
"Ehm, cameriere?" Chiamò con arroganza "Può portarcene altri 2?"
"Sì signor Cullen, arrivano subito"
"Signor Cullen! Mi fa ancora strano!" Scosse la testa "Non si brinda mai col bicchiere mezzo vuoto, Em"
"Se è per questo, neanche con quello mezzo pieno" Ammiccò timidamente.
"Ecco, bravo. Ora ti riconosco. Poggi qui, cameriere. Allora: alla nostra piccola Alice... Che questa notte, si scoperà a sangue il nostro nuovo fratellino-per-bene!"
"Edward, sei il peggiore..." Scosse la testa.
"Goditi la vita, Em. Goditi la vita" Disse Edward monocorde, mentre fissava le ragazze nel locale.

~x~x~x~x~x~x~x~

Poco dopo Alice e Jasper si spostarono dall'area vip e, mentre se ne andavano, arrivarono Rosalie e la sua migliore amica, Tanya Denali, figlia di una famiglia di diplomatici italo-russa. Era già un pò di tempo che Tanya si frequentava con Edward, incurante della sua fama di donnaiolo, convinta di essere lei quella che lo avrebbe cambiato.

"Buonasera signori!" Disse Tanya sorridente.
"Edward, Emmett" Il saluto di Rosalie era decisamente più freddo.
"Hey!" Edward si alzò, per fare un inchino ed il baciamano a Tanya. "Mademoiselle..."
"Edward, sei il solito gentiluomo..." Lei arrossì e si sedette accanto a lui.
Rosalie alzò un sopracciglio guardandola; si sedette dopo Tanya, facendoli scalare sul divanetto, per non sedersi accanto ad Emmett.
"Qual buon vento vi porta qui?" Chiese Edward. "Pensavo che non sareste più venute..."
"Sì, purtroppo Rose non è stata molto bene, oggi. Eravamo indecise fino all'ultimo momento"
Emmett alzò di scatto la testa che aveva tenuto bassa fino a quel momento e la guardò.
"Ah, che peccato, Rose, sono veramente dispiaciuto. Avete già chiamato un medico?" Disse ironico Edward, girandosi per trattenere le risate dalla parte di Emmett che lo inchiodò con lo sguardo. "Che c'è?" Bisbigliò per lui, che continuò a non parlare.
"Non ce n'è stato bisogno" Risponde Rosalie, seccata, mentre Tanya non capiva lo scambio di frecciatine tra i due. "Era solo un pò... di mal di testa"
"Ah, allora immagino che ora non potrai bere dello champagne con noi - Cameriere? Una bottiglia di champagne"
"Medicine omeopatiche" Rispose mantenendo a stento la furia.
Tanya disse "Oh, Edward, io non penso di regger.."
"Sh-shh-sh-shh-sh!" La zittì Edward. "Niente storie, mademoiselle: Quando siedi al tavolo con me ed Emmett, si beve"
"Ahahahahah, Edward, sei proprio divertente, ahahahahah!"

~x~x~x~x~x~x~x~

Nel frattempo, al collegio...

"Jasper, grazie per la stupenda passeggiata in riva al lago, al chiaro di luna... è stata davvero suggestiva" Alice gli fece i suoi migliori occhioni dolci.
"Quando vuoi, posso mostrarti il mondo"
"Ahh, sì Jasper: sei proprio un uomo d'altri tempi" Lo guardò maliziosa. "E... grazie per avermi accompagnata fin sotto il dormitorio: di solito neanche i miei fratelli... beh, loro, non mi ci accompagnamo mai..." Finse un'aria innocente.
"Veramente?" Strabuzzò gli occhi.
"Oh, lascia stare... sono molto stanca, yawwwn" Finse uno sbadiglio. "Buonanotte, Jasper" Gli sorrise.
"Buonanotte, Alice" Si inchinò per farle il baciamano.

Alice lo baciò d'improvviso sulla guancia e gli sorrise sorniona; girò i tacchi e se ne andò senza dire altro, lasciando Jasper piacevolmente sorpreso e con un sorriso sul suo volto, mentre tornava verso il suo dormitorio.

Jasper, una volta entrato nella sua stanza, accese il canale satellitare che dava notizie di economia e finanza 24/7 e lo mise in sottofondo. Preparò il pigiama e cominciò a spogliarsi. Seminudo, si avvicinò al lavandino del bagno per lavarsi i denti e rimase a guardarsi, quasi compiaciuto, allo specchio. Stranamente, a lui il pensiero che potesse piacere così tanto ad una ragazza che questa fosse disposta ad ignorare l'etichetta e le convenzioni, lo intrigava più di quello che lui aveva sempre ritenuto lecito.

Alice, invece, passò altre 2 ore a spettegolare riguardo l'accaduto, con le amiche megli Stati Uniti, al telefono e in chat, per poi addormentarsi vestita sul letto.

~x~x~x~x~x~x~x~

Al locale, le cose erano andate avanti...

"Ragazzi, visto che domani è ancora sabato e non abbiamo lezione, che ne dite di finire la serata tutti da me?" Propose Tanya.
Emmett parlò per la prima volta dopo il loro arrivo. "Bella idea: io ci sto. Basta che facciamo qualcosa..."
"Tanya, ma cosa dici? Domani per voi non è shabbat?" La riprese stizzita Rosalie, preoccupata per ben'altre cose.
"Mademoiselle, non potevi avere idea migliore" Le disse Edward malizioso, ignorando Rosalie.
"Sì, Rose, ma ormai dovresti saperlo che io non seguo il riposo..." Rispose a Rosalie, sorridendo ad Edward.
Rosalie aggiunse, mentre finiva di lanciare un'occhiataccia a Edward "Tu potrai anche non rispettarlo, ma la tua famiglia sì!"
"Nah, la casa è talmente grande che neanche se ne accorgeranno. E poi passeranno tutto il giorno a pregare, di quello che succede nell'altra ala della casa non se ne accorgono neanche!"
Emmett irruppe improvvisamente "Fantastico: un'ala tutta per noi. Spero che almeno ci sia qualcosa con cui divertirsi..."
Eward guardò Emmett ridendo.
"Sì, c'è quello che vuoi da bere, Emmett" Disse quasi scocciata Tanya. Si era sempre lasciata ingannare dalle apparenze, ritenendo Emmett un ragazzino immaturo e stupido ed Edward la perfezione senza macchia alcuna.
Emmett chiamò per il conto. "Bene. - Garçon? Le compte, s'il vous plait"
"Avviatevi alla vostra vettura, signorine. Vi raggiungiamo in un attimo" Aggiunse Edward.
"Monsier Cullen, mon patron vous remercie pour etre venus ici et dis que vous etes ses ospites"
"Ragazzo, ringrazia Monsieur Galliano e riferisci che il piacere è stato tutto nostro" Edward tirò fuori una banconota da 10 € e la infilò nel taschino del cameriere.

All'uscita del locale...

"Valletto? La mia Aston Martin Vanquish"
"Subito, signor Cullen"
"Quand'è che ti farai anche tu una macchina degna... di quello che sei, Emmett?"
"E tu quand'è che la smetterai di guidare senza patente, Eddie?" Lo guardò malizioso.
"Con una patente falsa, vorrai dire..." Sorrise ampiamente.
Emmett scosse la testa e sorrise.
Edward aggiunse "Quando avrò compiuto 18 anni, Emmett. Rispondi alla mia domanda"
"Intendi forse una macchina da puttaniere come la tua? Ahahah, Eddie. Lo sai che a me piace andare in giro con gli amici, divertirmi: mi serve spazio in macchina. Noi andiamo... in campagna.. Insomma, qui in Svizzera è tutto così verde! Sono più che a posto con la mia Jeep"
"Tu sarai anche più che a posto con la tua Jeep, ma quando vieni con me in giro per locali, non ti dispiace fare lo splendido con la mia macchina" Sorrise, stuzzicandolo.
"Beh, pavoneggiarsi ogni tanto con le signore non fa mai male!" Rispose al suo sorriso.
In strada, guidando come un pazzo, Edward raggiunge la BMW rossa fiammante di Rosalie...
"Ecco, ad esempio: guarda nostra sorella: addirittura lei ha un'auto più da uomo della tua"
"Rosalie non è nostra sorella" Il nervosismo tornò nella sua voce.
"Cos'è, tutt'ad un tratto non ti piace più la bionda?"
"No, anzi, purtroppo è il contrario..." Disse sconsolato.
Edward, serissimo, rimase in silenzio per un minuto "...Emmett, vuoi farci andare a sbattere contro un albero?"
"Cosa ho fatto?"
"Come... come te ne esci così, con queste rivelazioni, senza preavviso..."
"Ed, guarda che..."
"Ahahahahahahahahahahah! Emmett! Diamine: anche tu? Anche tu una storia con una di famiglia? Non bastava Alice che ci prova col damerino, adesso ti ci metti anche tu! Ahahahahahahahah, questo è decisamente troppo divertente!"
"Se lo dici tu... Io non ci trovo assolutamente nulla da ridere" Guardò fuori dal finestrino.
"E perché no? ...Aspetta: lei non ti vuole?"
"..."
"La bionda non ti vuole? Ahahahahahahahahahah è troppo algida anche per te, eh" Edward continuò a sorridere.
"Edward: adesso finiscila! Così non mi stai aiutando!"
Edward rimugava ad alta voce "...Aiutando... non ti sto aiutando... mhh..."
"Pensa a guidare, hanno messo la freccia: è la prossima a destra"

"Daaahhh, non capisco perché le persone si riempiano il giardino di questi sassolini, è una seccatura passarci sopra con la macchina, figuriamoci camminarci. Bah. Emmett: tu non ti preoccupare: a te ci penso io" Disse Edward, ammiccando, mentre si accingeva a parcheggiare nel cortile della villa Denali.

Una volta fuori dalla macchina, mise un braccio attorno le spalle di Tanya "Eccoci ricongiunti, ma chere"
"Idiota, vuoi parlare piano: ci sono i suoi genitori che stanno dormendo" Lo rimproverò Rosalie, inacidita.
"Rose, non ti preoccupare, la villa è talmente grande che da dove siamo noi ora neanche ci sentono! Beh, ora vi porto in salone, così prendiamo qualcosa" Come sempre Tanya era pronta a prendere le parti di Edward.
"Tanya: i miei più vivi complimenti per la tua incantevole dimora Svizzera"
"Grazie, Emmett. Cosa preferisci da bere?"
"Mhhh, quello che prendete voi, signore. Voglio mantenermi leggero, per il ritorno. Girano delle voci strane, dicono che bevo troppo" Ammiccò sorridente.
"Beh, una volta tanto un pò di buon senso non fa male" Rispose per lui Rosalie, imbarazzata, senza guardarlo.
"Sì, forse ho trovato qualcosa che mi ha fatto venir voglia di cambiare..."
"Davvero?" Si intromise Tanya "E che cos'è? O... chi..."
Edward lo salvò in corner "Hey, Em, ti piace la casa? Che ne dici, come la starà costruendo la mamma la nostra? Sarà più bella di questa?" Ammiccò.
"Vostra madre è un genio, ragazzi..." Aggiunse Tanya.
"Sì, ma ogni tanto va anche ispirata, non è vero Emmett? Perché non ti fai un giro, magari vedi qualcosa che le può interessare - Sai, Emmett ha una grande sensibilità achitettonica" Disse Edward, riferendosi a Tanya, ma parlando per Rose "Perché non ti fai accompagnare da Rosalie, che la casa già la conosce?"
Rosalie obbalzò per l'imbarazzo.
"E tu, non ti interessa vederla?" Chiese Emmett.
"Ma certamente, Emmett, infatti mi farò accompagnare proprio dalla padrona di casa" Sorrise a Tanya. "Se ci dividiamo, faremo meno confusione, così non sveglieremo i suoi genitori"
"Ma che ragazzo premuroso" Tanya sorrise, guardandolo estasiata.
"A dopo, Emmett. Ah, e mi raccomando: prendi nota"

Quell'ultima frase, a chiunque altro, sarebbe sembrata riferita all'osservare la struttura e gli stili di quella sfarzosa villa barocca. Prendi nota, ormai Emmett lo sapeva bene, era la frase che Edward era solito dire congedandosi da lui ogni volta che si allontanava con una sua nuova conquista, per andare a consumare altrove. Di fatti...

"Allora Edward, da dove cominciamo?"
"Dalla tua camera da letto" Le disse con un sorrisetto malizioso.
Tanya arrossì "Edward, io non pensavo che..."
Edward, cingendole la vita, con voce suadente "Cosa pensavi, cosa...?"
"Io, io non..."
"Shhhhhh. Fammi vedere dov'è" Sorrise. Tanya si mosse senza fiatare.

~x~x~x~x~x~x~x~

"E'... è simpatica, la tua amica" Emmett provò as iniziare un discorso tranquillo con Rosalie.
"Lo è..."
"Sembra che tu le voglia molto bene"
"Non dovrei?" Rispose, mettendosi sulla difensiva.
"Rose: dacci un taglio!"
"Cosa?"
"Abbassa la voce" Le sorrise dolcemente. Rosalie rimase stupita e si imbarazzò per essere stata pagata con la sua stessa carta.
"Dacci un taglio con questa storia dello stare sulla difensiva, ok? Non ti si può dire nulla, e non parlo solo delle critiche. Con te... non si può avere una conversazione senza che tu ti chiuda a riccio e tiri sù la tua corazza spigolosa"
"Ok, sì, hai ragione..." Sospirò.
"Si può sapere cosa ti hanno fatto le persone?"
"Niente. Io sono stata educata così"
"Le suore? Sei stata sempre in collegio qui in Svizzera dalle suore?"
"Sì, Emmett"
"Ed è sempre a loro che devo dare la colpa del fatto che non ti ricordi, o non sai, cosa significa..." Si interruppe improvvisamente.
"Cosa?"
"Niente"
"Emmett, cosa?"
"Niente, Rose, lascia stare"
"No che non lascio stare, si sta parlando di me!"
"No, Rosalie, non stiamo parlando di te, puoi stare tranquilla" Continuò a camminare e si diressee in giardino, fuori da una vetrata. Rosaie restò ferma guardarlo sorpresa e confusa.

~x~x~x~x~x~x~x~

Edward e Tanya camminarono in silenzio fino alla sua camera. Lei due passi avanti a lui, che stava dietro, sorridente. Arrivati alla sua porta, lei ebbe un attimo di esitazione, poi respirò a fondo, girò la maniglia ed entrò. A quel punto, quasi come lui temesse di essere lasciato fuori, si fiondò dentro insieme a lei e chiuse lui stesso la porta, guardandola dritta negli occhi, serio. La prese e la buttò di scatto contro la porta, per poi baciarla.

"E da qui, i tuoi genitori ci sentono?" Mormorò affannosamente.
"N-n-no, loro sono..."

E lui la zittì con un altro bacio violento, non aveva bisogno di sapere altro. Cominciò a spogliarla, tenendola sempre attaccata alla porta, facendo scendere le labbra fameliche lungo il suo corpo tremante. Lei respirava affannosamente, tenendo gli occhi chiusi. Dopo che le ebbe tolto anche la biancheria intima, lui la prese e la scaraventò sul letto. Si sedette sopra di lei, senza poggiarsi con il peso. Cominciò a spogliarsi lentamente, come uno stripper intento a fare la lap dance addosso ad una cliente. Prima di togliersi i pantaloni, tirò fuori il portafogli e lo posò lì accanto. Lei provò ad alzarsi per baciarlo, lui la ributtò indietro, prese il portafogli e ne estrasse un condom. Lo aprì:

"Mettimelo" Comandò.

Respirando affannosamente, Edward inclinò la testa indietro, chiudendo gli occhi, mentre sentiva le mani di Tanya scivolare sul suo membro. A quel punto la prese e la fece girare:

"Tirati sù"
Per lui era un classico, il doggy style. Quando Tanya fu nella posizione da lui ordinata, prese le sue natiche tra le mani, posizionò il suo membro alla sua entrata e la penetrò senza esitazione e brutalmente.

"AHH! Ah-hhahhi..." Tanya urlò di dolore.

Mentre lei cercava di trattenere le grida, lui continuava col suo ritmo secco e brutale, finché anche la testiera del letto non cominciò a sbattere rumorosamente contro il muro.

"Shit" Imprecò in inglese, mentre lei cercava di soffocare le sue grida.

Edward tolse il suo membro, la fece alzare e la fece scendere dal letto:

"Non voglio ritrovarmi le guardie del corpo dell'ambasciatore con le pistole puntate... sulla mia" Fece un breve sorriso sghembo, compiaciuto di sé stesso.
La fece inchinare con le ginocchia e le mani sul pavimento; lui si posizionò dietro di lei con un ginocchio alzato e riprese il suo movimento, stavolta penetrandola ancora più forte di prima, con movimenti secchi, tenendola per i fianchi. I gridi soffocati di Tanya ormai erano gemiti: si era fatta ammaestrare, come un animale, da quello che, durante quella notte, giocava il ruolo del suo padrone.

"Non.. sei.. ancora.. venu-ta?" La voce di Edward era poco più di un sospiro tremante.
Tanya, soffocato un gemito, cercò di riprendersi "mhhh...cosa..."
"Ohhh, hshhhh, oh, oohhhhh...mhhhh... OH!..." Edward grugnì, e tutto si fermò.

Ad Edward Cullen il talento in certe cose non mancava. Solo che non gli andava di usarlo, tanto le donne al letto con lui ci andavano lo stesso.

Si rivestì in fretta, la salutò e si diresse alla ricerca di Emmett.

" 'Notte, Tanya" Disse, infine, rubandole un altro bacio.
"Ahh...ehm... buona...notte... Edward..."

~x~x~x~x~x~x~x~

Emmett e Rosalie, dal momento in cui lui era uscito in giardino, erano rimasti in silenzio. Lei era rimasta dentro casa, quasi chiusa nella sala hobby a sentire un pò di musica classica a volume bassissimo.

Toc-toc? Edward bussò alla porta socchiusa. "Rose"
"Allora, Edward, ti è piaciuto il 'giro della casa'? Disse con aria sprezzante.
"Molto istruttivo, Rosalie" Sorrise beffardo. "Ed il nostro fratellino, dove lo avresti seppellito, nel frattempo?"
Imbarazzata, si diresse verso l'impianto stereo per spegnerlo. "Emmett è fuori, nel giardino a Nord. Io vado a mettere in moto la mia macchina Edward. A domani"
"Dove ti credi di andare?" Chiese, incredulo, col sopracciglio alzato.
"Prego?" La sua faccia era lo specchio di quella di Edward.
"Tu pensi veramente che io faccia prendere la macchina a mia sorella alle 4 del mattino, dopo che oggi è stata male tutto il giorno ed inoltre, nonchalante, stasera ha anche bevuto dello champagne?"
"Edward, sto bene. Buonanotte" E lo sorpassò.


Edward rise e si diresse verso Emmett. Una volta raggiunto il fratello, lo interpellò. "Allora, torniamo in collegio?"
Emmett si mosse con lentezza.
"E datti una mossa, che quella kamikatze della tua bionda vuole guidare da sola fino in collegio..."
"Lasciala fare..." Il suo tono sconsolato.
"Mh, interessante. E chi glielo racconta domattina al Dottore che abbiamo raccolto la sua Miss 'Perfezione-barra-Orgoglio-di-papà' col cucchiaio in mezzo alla strada? Dai, sali in macchina con lei e guida quella BMW"
"Edward: forse a te non è chiaro che quella mi odia!"
"Forse a te non è chiaro che odia di più me! E ad ogni modo, io la mia macchina non te la lascio guidare, quindi tocca a te andarci in macchina"
"Grazie, eh..."
"Te l'avevo detto che a te ci avrei pensato io!" Ammiccò sorridente.


"...Rose?" La chiamò, incerto, Emmett.
"Dai, Rosalie: non essere sciocca. Molla quelle chiavi, guida Emmett" Disse Edward in fretta, mentre si dirigeva alla sua Aston Martin.
"Edward, ti ho detto...EDWARD!" Rosalie guardò esterrefatta Edward che, con un veloce colpo di gas, partì a tutta velocità, lasciandoli da soli nel cortile di Tanya.
"Rosalie?"
"COSA C'È?"
Emmett le sorrise dolcemente "Abbassa la voce"