Disclaimer: Stephenie Meyer detiene i diritti della Saga di Twilight; tutto il resto, i luoghi, le sfumature dei loro caratteri e le vicende è stato inventato dalla sottoscritta.
PROFUMIERA (titolo originale Prick Teaser)
Capitolo 2 - Cuore di mamma?
Era passata qualche settimana da allora: gli esami di maturità per i gemelli ed Emmett e le verifiche di fine anno per Edward ed Alice erano alle porte.
Nel frattempo, il signore e la signora Cullen ormai avevano terminato l'invio dei loro effetti personali in Italia, nella loro nuova casa che, a quel punto, era finita. Era una casa molto moderna, su 3 livelli. Era estremamente luminosa, la maggior parte dei muri esterni erano costituiti da intere vetrate che concedevano uno spettacolo mozzafiato: la vista sul lago da una parte, la vista sul giardino interno e la piscina dall'altra. All'interno la casa possedeva un arredamento che, mischiando l'antico ed il vintage col moderno, evitava di creare un ambiente troppo freddo, mantenendolo, comunque, abbastanza formale, elegante e sobrio allo stesso tempo.
Esme vi si era recata poco tempo prima, a lavori appena terminati. Gli operai avevano finito di ripulire tutto e la casa si apriva per fare spazio a scatoloni che, molto presto, sarebbero stati dischiusi.
~x~x~x~x~x~x~x~
“Tesoro?” Disse Esme a Carlisle, concentrato, come al solito, a leggere il suo giornale, seduto al tavolo.
“Dimmi, cara” Le rispose senza alzare gli occhi da ciò che stava leggendo.
“Ho finito ora di parlare con la crew di Forchette: anche gli ultimi pacchi sono arrivati”
“Meraviglioso. Questa storia del trasloco mi stava consumando le energie...”
Esme si avvicinò a lui e prese a massaggiargli le spalle “Sì, lo so, caro. Ma ora, finalmente ci siamo” Sorrise “Anzi, guarda: non vedo l'ora di partire...”
“Per andare incontro ad un'altra faticaccia...”
Esme interruppe momentaneamente il massaggio e si chinò a guardarlo “Ehi, ma come siamo brontoloni, oggi! Neanche dovessi spostarle tu le cose, c'è la crew di servizio apposta... Ma lo sai bene che loro non possono cominciare se non ci siamo noi a dare le giuste direttive-”
“-Potevi mandargli un biglietto” Rispose annoiato.
“Ed io mi dovrei fidare? Andiamo, poi lo sai benissimo che tra poco finisce l'anno scolastico e voglio far trovare la casa pronta ai ragazzi...”
“Non vuoi neanche farli tornare a casa prima del trasloco?” Posò il giornale e si girò a guardarla.
“Carl: casa nostra è a Forchette” Disse annuendo con tono fermo.
“Sai benissimo cosa intendo”
Esme interruppe il massaggio che aveva appena ripreso e si mise in piedi di fronte a lui, incrociando le braccia sul petto “No. No che non lo so: potresti spiegarmi?”
“Qui hanno i loro amici, la loro famiglia-”
“-Chi: quella poco di buono della loro madre? Di Rosalie e Jasper?”
“Esme... “ Sospirò.
“No, Carlisle, è così. Ad ogni modo i nonni di Emmett, Alice e Eddie verranno a trovarli da Chicago molto presto. Me lo hanno promesso. I ragazzi hanno nuovi amici anche lì. Specialmente Rose e Jazz, dal momento che hanno passato più tempo lì in Svizzera che qui e, dal momento che ci trasferiamo, è meglio che si abituino all'idea di ambientarsi una volta per tutte”
“I miei sono ambientati, lo hai detto anche tu”
“Infatti, mi stavo riferendo ai miei” Sottolineando l'ultima parola. Ad Esme non era mai piaciuta questa differenziazione dei loro figli, che Carlisle puntualmente faceva, eccezion fatta per Edward. “Non ho idea di dove Emmett vorrà andare all'università l'anno prossimo; non so se vorrà tornare qui o studiare in qualche campus europeo... Nè tantomeno so che intenzioni hanno Alice ed Edward col liceo. Certo, che dopo tutta questa fatica...”
Carlisle la afferrò per i fianchi e la avvicinò a sé “Ezzie, tesoro: non possiamo obbligare i ragazzi a restare in Europa solo perché ci abbiamo costruito una casa”
“Non era questo che intendevo”
Carlisle sorrise beffardo.
“Carlisle: io voglio avere una famiglia unita. Voglio averla di nuovo. Ne ho bisogno io come ne hanno bisogno i ragazzi. Em, Al e Ed hanno perso il padre. Rose e Jazz non hanno praticamente mai avuto una madre... e tu li hai spediti laggiù in Svizzera...” Scosse la testa, sospirando “Quei ragazzi hanno bisogno di una famiglia” Poi, con tono più deciso “Io e te siamo l'alpha e l'omega, siamo il collante, e dobbiamo fare qualcosa per loro...”
“Cosa intendi?”
“Voglio una famiglia, Carl, mi mancano terribilmente i ragazzi. Voglio averli a casa con me, voglio averli avanti a me a cena, voglio "spiarli" mentre studiano....”
Carlisle rise apertamente “Tu vuoi spiarli e basta!”
“Ahahah, non essere sciocco. Seriamente: io preferirei... che Al e Ed lasciassero il collegio in Svizzera”
“Cosa?” Carlisle alzò il tono della voce “Ti rendi conto di quello che dici? Quel collegio, ha un prestigio immenso, gli-”
Esme lo interruppe “-Gli permetterebbe di avere un diploma stampato su carta dorata? Carl: io voglio respirare profumo di famiglia tra le mura”
A quel punto, Carlisle si alzò e ripiegò il giornale, parlando con tono seccato “Andiamo, prepariamo queste valigie, così potrai divertirti con i tuoi pacchi”
“Non essere villano, Carlisle. Anche tu hai i tuoi affari da sbrigare. C'è la clinica, e dobbiamo supervisionare anche quella”
“Ok. Bah, ora devo sistemare i miei ultimi appuntamenti allo studio... Ad ogni modo, avremmo potuto farli tornare un p-”
“-Anche loro devono sistemare le loro cose. Oltre a dover studiare durante le vacanze per gli esami d'ammissione e per il prossimo anno scolastico. Lo sai che i miei sono indisciplinati su questo punto: se li facessi tornare a Chigago poi non studierebbero affatto e lascerebbero tutto il loro lavoro delle loro camere a me. E-”
“-Ok, ok, Esme” Sospirò, alzando le mani in segno di resa “Hai vinto tu”
“Dimmi, cara” Le rispose senza alzare gli occhi da ciò che stava leggendo.
“Ho finito ora di parlare con la crew di Forchette: anche gli ultimi pacchi sono arrivati”
“Meraviglioso. Questa storia del trasloco mi stava consumando le energie...”
Esme si avvicinò a lui e prese a massaggiargli le spalle “Sì, lo so, caro. Ma ora, finalmente ci siamo” Sorrise “Anzi, guarda: non vedo l'ora di partire...”
“Per andare incontro ad un'altra faticaccia...”
Esme interruppe momentaneamente il massaggio e si chinò a guardarlo “Ehi, ma come siamo brontoloni, oggi! Neanche dovessi spostarle tu le cose, c'è la crew di servizio apposta... Ma lo sai bene che loro non possono cominciare se non ci siamo noi a dare le giuste direttive-”
“-Potevi mandargli un biglietto” Rispose annoiato.
“Ed io mi dovrei fidare? Andiamo, poi lo sai benissimo che tra poco finisce l'anno scolastico e voglio far trovare la casa pronta ai ragazzi...”
“Non vuoi neanche farli tornare a casa prima del trasloco?” Posò il giornale e si girò a guardarla.
“Carl: casa nostra è a Forchette” Disse annuendo con tono fermo.
“Sai benissimo cosa intendo”
Esme interruppe il massaggio che aveva appena ripreso e si mise in piedi di fronte a lui, incrociando le braccia sul petto “No. No che non lo so: potresti spiegarmi?”
“Qui hanno i loro amici, la loro famiglia-”
“-Chi: quella poco di buono della loro madre? Di Rosalie e Jasper?”
“Esme... “ Sospirò.
“No, Carlisle, è così. Ad ogni modo i nonni di Emmett, Alice e Eddie verranno a trovarli da Chicago molto presto. Me lo hanno promesso. I ragazzi hanno nuovi amici anche lì. Specialmente Rose e Jazz, dal momento che hanno passato più tempo lì in Svizzera che qui e, dal momento che ci trasferiamo, è meglio che si abituino all'idea di ambientarsi una volta per tutte”
“I miei sono ambientati, lo hai detto anche tu”
“Infatti, mi stavo riferendo ai miei” Sottolineando l'ultima parola. Ad Esme non era mai piaciuta questa differenziazione dei loro figli, che Carlisle puntualmente faceva, eccezion fatta per Edward. “Non ho idea di dove Emmett vorrà andare all'università l'anno prossimo; non so se vorrà tornare qui o studiare in qualche campus europeo... Nè tantomeno so che intenzioni hanno Alice ed Edward col liceo. Certo, che dopo tutta questa fatica...”
Carlisle la afferrò per i fianchi e la avvicinò a sé “Ezzie, tesoro: non possiamo obbligare i ragazzi a restare in Europa solo perché ci abbiamo costruito una casa”
“Non era questo che intendevo”
Carlisle sorrise beffardo.
“Carlisle: io voglio avere una famiglia unita. Voglio averla di nuovo. Ne ho bisogno io come ne hanno bisogno i ragazzi. Em, Al e Ed hanno perso il padre. Rose e Jazz non hanno praticamente mai avuto una madre... e tu li hai spediti laggiù in Svizzera...” Scosse la testa, sospirando “Quei ragazzi hanno bisogno di una famiglia” Poi, con tono più deciso “Io e te siamo l'alpha e l'omega, siamo il collante, e dobbiamo fare qualcosa per loro...”
“Cosa intendi?”
“Voglio una famiglia, Carl, mi mancano terribilmente i ragazzi. Voglio averli a casa con me, voglio averli avanti a me a cena, voglio "spiarli" mentre studiano....”
Carlisle rise apertamente “Tu vuoi spiarli e basta!”
“Ahahah, non essere sciocco. Seriamente: io preferirei... che Al e Ed lasciassero il collegio in Svizzera”
“Cosa?” Carlisle alzò il tono della voce “Ti rendi conto di quello che dici? Quel collegio, ha un prestigio immenso, gli-”
Esme lo interruppe “-Gli permetterebbe di avere un diploma stampato su carta dorata? Carl: io voglio respirare profumo di famiglia tra le mura”
A quel punto, Carlisle si alzò e ripiegò il giornale, parlando con tono seccato “Andiamo, prepariamo queste valigie, così potrai divertirti con i tuoi pacchi”
“Non essere villano, Carlisle. Anche tu hai i tuoi affari da sbrigare. C'è la clinica, e dobbiamo supervisionare anche quella”
“Ok. Bah, ora devo sistemare i miei ultimi appuntamenti allo studio... Ad ogni modo, avremmo potuto farli tornare un p-”
“-Anche loro devono sistemare le loro cose. Oltre a dover studiare durante le vacanze per gli esami d'ammissione e per il prossimo anno scolastico. Lo sai che i miei sono indisciplinati su questo punto: se li facessi tornare a Chigago poi non studierebbero affatto e lascerebbero tutto il loro lavoro delle loro camere a me. E-”
“-Ok, ok, Esme” Sospirò, alzando le mani in segno di resa “Hai vinto tu”
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Arrivarono a Forchette due settimane più tardi. La signora Cullen iniziò subito a torturare la servitù cambiando idea più volte su dove andava messo questo e dove andava messo quello, ma alla fine ne venne a capo.
Il signor Cullen in casa passava poco tempo, dal momento che era impegnato a seguire l'avanzamento a singhiozzo della sua clinica. I singhiozzi erano causati dalla sua consorte che, naturalmente, ogni volta cambiava idea sull'aspetto della struttura. I lavori della clinica, comunque, erano sempre proceduti con molta lentezza. Non solo a causa di Esme, ma anche per Carlisle stesso, che si era presentato una volta sola a Forchette dall'inizio dei lavori che, a quel punto, non sarebbero finiti molto presto.
Drin drin! Il nuovo telefono di Esme suonò.
“Pronto?”
“Mammina!” La voce di Alice era quella di una che non stava nella sua pelle.
“Alice, amore, come stai?”
“Ahh! Finalmente siete arrivati! Che bello poterti chiamare al numero italiano!”
“Sì Alice, tesoro. La tua camera è quasi pronta. Non appena finite tutte le interrogazioni a scuola la vedrai”
Alice si slanciò in gridolini “Non vedo l'ora! E poi, non sai che cosa ho da raccontarti-”
“-Me lo dirai quando ci vedremo” Tagliò corto.
“Ma mamma-”
“-Niente "ma": concentrati sullo studio. Non metterai piede dentro questa casa se non esci da quel collegio con tutti voti altissimi”
“Pffffff.........”
“Come prego?”
Sconsolatissima “Niente mamma, scusa, hai ragione tu”
“Torna a studiare cara, e salutami...”
Salutami sto cazzo, mamma. “Chiamali tu, mamma, buona serata”
Click.
“Pronto?”
“Mammina!” La voce di Alice era quella di una che non stava nella sua pelle.
“Alice, amore, come stai?”
“Ahh! Finalmente siete arrivati! Che bello poterti chiamare al numero italiano!”
“Sì Alice, tesoro. La tua camera è quasi pronta. Non appena finite tutte le interrogazioni a scuola la vedrai”
Alice si slanciò in gridolini “Non vedo l'ora! E poi, non sai che cosa ho da raccontarti-”
“-Me lo dirai quando ci vedremo” Tagliò corto.
“Ma mamma-”
“-Niente "ma": concentrati sullo studio. Non metterai piede dentro questa casa se non esci da quel collegio con tutti voti altissimi”
“Pffffff.........”
“Come prego?”
Sconsolatissima “Niente mamma, scusa, hai ragione tu”
“Torna a studiare cara, e salutami...”
Salutami sto cazzo, mamma. “Chiamali tu, mamma, buona serata”
Click.
Drin Drin! Questa volta a suonare fu il telefono di Jasper, che Alice non perse tempo a chiamare dopo la delusione ricevuta da Esme.
“Mia cara Alice, che piacere sentirti”
“Ciao, Jazz” Si sciolse.
“Mi fa piacere che tu mi abbia chiamato. Sai, mi mancavi. Quanto tempo era che non ci vedevamo?”
“Da stamattina a lezione” Rispose, sempre con aria trasognante.
“Ahahahah, allora, cosa stavi facendo?”
“Ho appena parlato al telefono con la mamma. In realtà vi saluta, penso... Ma le ho riattaccato il telefono in faccia mentre lo diceva...” Stavolta usò il suo tono finto-innocente.
Jasper scosse la testa sorridendo “Chissà cos'ha detto che ti ha fatto innervosire...”
“Le volevo parlare di una cosa, ma non ha voluto starmi a sentire. Bah. E tu, Jazzie Jazz, che cosa stavi facendo prima che io ti telefonassi?”
“Stavo studiando, cosa che dovresti fare anche tu, sai?”
“Mmmhh, ma che avete tutti quanti, oggi?”
“Ahahahahahah, ora credo di capire perché ce l'hai con la mamma”
“No, il motivo è un altro: volevo veramente parlarle di una cosa... Ok, Jazz, ti lascio studiare... A domani!”
“Ehi, Alice: non azzardarti ad andare a chiaccherare da Edward ora!”
“Aaaaaaaa Jasper! Uffa, ormai mi conosci troppo bene!”
“Sì, Lili...”
Alice avvampò in silenzio.
“Beh, buonaserata, a domani”
“C-ciao...!”
“Mia cara Alice, che piacere sentirti”
“Ciao, Jazz” Si sciolse.
“Mi fa piacere che tu mi abbia chiamato. Sai, mi mancavi. Quanto tempo era che non ci vedevamo?”
“Da stamattina a lezione” Rispose, sempre con aria trasognante.
“Ahahahah, allora, cosa stavi facendo?”
“Ho appena parlato al telefono con la mamma. In realtà vi saluta, penso... Ma le ho riattaccato il telefono in faccia mentre lo diceva...” Stavolta usò il suo tono finto-innocente.
Jasper scosse la testa sorridendo “Chissà cos'ha detto che ti ha fatto innervosire...”
“Le volevo parlare di una cosa, ma non ha voluto starmi a sentire. Bah. E tu, Jazzie Jazz, che cosa stavi facendo prima che io ti telefonassi?”
“Stavo studiando, cosa che dovresti fare anche tu, sai?”
“Mmmhh, ma che avete tutti quanti, oggi?”
“Ahahahahahah, ora credo di capire perché ce l'hai con la mamma”
“No, il motivo è un altro: volevo veramente parlarle di una cosa... Ok, Jazz, ti lascio studiare... A domani!”
“Ehi, Alice: non azzardarti ad andare a chiaccherare da Edward ora!”
“Aaaaaaaa Jasper! Uffa, ormai mi conosci troppo bene!”
“Sì, Lili...”
Alice avvampò in silenzio.
“Beh, buonaserata, a domani”
“C-ciao...!”
E, naturalmente, non seppe trattenersi dal mettersi a chattare con le sue amiche per raccontargli ogni singola parola dell'ultima telefonata.
~x~x~x~x~x~x~x~
Le ultime interrogazioni permisero ad Alice ed Edward di congedarsi prima dei loro fratelli dalla scuola.
Edward aveva iniziato a frequentare sempre più assiduamente Tanya. Inizialmente era stato per permettere ad Emmett, con la scusa delle uscite a quattro, di avere l'occasione di passare più tempo con Rosalie, da soli. Sì, perché naturalmente Edward voleva una certa cosa dalle uscite con Tanya.
Col passare del tempo, si rese conto di non avere tempo per altre ragazze e si ritrovò in una sorta di relazione.
Lui... sapeva essere molto galante e questo lusingava Tanya; probabilmente sperava che col tempo lui l'avrebbe amata di più e che la loro relazione sarebbe evoluta in qualcosa che lei desiderava con tutta sé stessa.
Tanya era totalmente innamorata di lui e portava parecchia pazienza a tutte le sue mancanze. Lui l'aveva persino presentata ai suoi genitori. Era la prima volta che Edward si ritrovava in una vera relazione e l'aveva portata a casa senza neanche pensarci.
Per lui era una cosa naturale a quel punto, nonostante provasse per lei niente di più di un profondo affetto.
Edward riteneva che fosse lui a non essere in grado di provare niente di più forte o profondo verso una donna. Non era spaventato dal legame con Tanya: questo si era stabilizzato, a suo piacimento, dopo che lei si era diplomata. Lui si sarebbe trasferito a Forchette, lontano da lei, ma non volevano comunque perdersi di vista.
Le cose fra Jasper ed Alice si erano evolute in un'amicizia maliziosa ed ambigua, fatta di sguardi intensi, estrema galanteria da una parte e continue sollecitazioni dall'altra. Jasper non osava fare nessun ulteriore passo avanti, mentre Alice era spaventata dai suoi stessi sentimenti, perché la stavano portando verso qualcosa che temeva non sarebbe stato accettato da sua madre.
Rosalie bruciava profondamente a causa di un conflitto interno simile a quello di Alice: sapeva di provare dei forti sentimenti nei confronti di Emmett, ma li respingeva con quasi altrettanta forza, donata dal suo stesso autocontrollo ed dal suo profondo rigore.
Quello che meno si aspettava era che proprio il suo gemello si trovasse in una situazione analoga alla sua: si stavano innamorando dei loro fratelli adottivi. I brevi e casuali episodi di debolezza nell'autocontrollo di Rosalie, tuttavia, continuavano a dare speranza ad Emmett, spalleggiato fortemente da Edward.
Emmett era noto per essere uno che amava fare bisboccia, ma Edward sapeva benissimo che suo fratello aveva un cuore decisamente più tenero del suo. Lo aveva dimostrato con ogni ragazza che aveva frequentato: le aveva sempre presentate a sua madre e le sue relazioni erano sempre state stabili e durature, non aveva mai tradito nessuna delle sue ex né aveva mai avuto avventure tra una relazione e l'altra.
Preferiva sfogarsi con gli amici, finendo anche spesso nei casini per questo, ma il potere della sua famiglia era sempre riuscito ad insabbiare tutto e a tirarlo fuori dai guai.
Dal primo momento che Edward aveva capito che Emmett era interessato a Rosalie, farli mettere insieme era diventata la sua missione; una missione che, durante il suo percorso, l'aveva portato a trovare qualcuno con il quale lui, per la prima volta, fosse riuscito ad impegnarsi.
Al suo meglio, almeno.
~x~x~x~x~x~x~x~
Durante le vacanze estive, mentre Tanya era impegnata a preparare il suo esame d'ammissione all'università, lui, oltre a far finta di studiare per l'ultimo anno di liceo, dovette occuparsi di sistemare, nella nuova casa di Forchette, tutte le sue cose portate via da Chicago, Los Angeles e Montagnola.
Nel tempo libero che rimaneva ad entrambi, si vedevano. Lei guidava dalla sua residenza di Locarno fino a Forchette e si fermava per un paio di giorni alla volta.
Non stavano mai veramente da soli, perché era un'occasione per andare in spiaggia al lago o in discoteca tutti insieme e, ad Edward, andava più che bene così, mentre Tanya se lo faceva bastare.
A/N:
Questo capitolo è un pò un cuscinetto, con aggiornamenti sulle loro situazioni, nonché dedicato alla coppia Esme/Carlisle che nell'opera di zia Stephenie, è stata... come dire... La Saga è destinata ad un pubblico adolescenziale (cosa che, aimè, non sono più da tempo) e sentir parlare di affari da 'adulti', da coppie più 'mature' (nonostante Carlisle ed Esme abbiano 23 e 26 anni nella storia originale, ma tutti sappiamo bene che, quando siamo adolescenti, vediamo chiunque sopra i 18 anni come VECCHIO. Arrivaci a 26 anni e poi ne riparliamo!). Beh, qui Esme si farà sentire anche troppo, a voltre.
Siete riusciti a capire un pò di più dei loro caratteri? Carlisle non è affatto 'adorabile' e probabilmente non lo sarà neanche Esme.
Niente lemons in questo capitolo: il primo si era già aperto in maniera molto esplicita e qui mi sono presa una pausa.
So che non c'è granché in questo capitolo e spero di riuscire a 'ripulire' il terzo capitolo il prima possibile, così posso darvi qualcosa di più concreto.
Continuo a dire che se qualcuno volesse farmi da beta reader per leggere in anteprima e darmi la sua impressione o aiutarmi a correggere cose che mi sono sfuggite, può farlo! Contattatemi :)
Ringrazio le prime lettrici e sostenitrici di questa fic (che ho trovato su EFP - trovate il link nella sez. pagine delle fanfictions in questo blog) e spero che l'attesa non le abbia fatte disperdere :) Soprattutto, spero che il capitolo 'cuscinetto' non delula loro né nuove/i possibili lettrici/ori, ma, quando lo scrissi qualche mese fa, sentii di doverlo tagliare in questo modo.
Non ho tanti altri capitoli già scritti, ma sono tutti da correggere. La storia, invece, è praticamente finita nella mia testa. Sono lenta a pubblicare perché... rendere con le giuste parole quello che ti passa nella mente in modo da farlo capire perfettamente a chi legge non è cosa da tutti. Non so se io sia brava abbastanza, ma ho sempre avuto una fervida immaginazione ed ora ho deciso di metterla al guinzaglio, pubblicando parte delle cose che penso. Spero che vi vada bene :)