Proprio per questo motivo, al culmine della sua popolarità, decise di trasferirsi una una piccola e tranquilla cittadina sul lago di Forchette, con larghi e verdi spazi: aveva in progetto una clinica privata universitaria, in un enorme complesso con centro Spa e Hammam annessi, centro riabilitativo e di ricerca.
Qui, i più abbienti, i signori-bene provenienti da ogni parte dell'Italia, dell'Europa ed oltre, ma anche i vari personaggi dello star system hollywoodiano che, di recente, avavano cominciato a strizzare l'occhio al Bel Paese, potevano venire a curarsi contando su un'equipe di prim'ordine e sulle tecnologie più avanzate, o godersi lunghi (e costosi) weekend di relax e piacere, oppure a farsi qualche ritocchino qui e lì, senza avere la fretta di tornare nella loro caotica vita quotidiana, ma potendo concedersi una lussuosa degenza all'interno della struttura, con tutti gli optional e l'avanguardia della tecnologia statunitense ed in più un'ampia ispirazione al classico stile architettonico italiano.
Il vero motivo che aveva spinto la famiglia a scegliere Forchette come la loro nuova casa, era che recentemente, alcuni loro amici di famiglia, avevano scoperto le preziose proprietà curative e disintossicanti dei particolari fanghi nel territorio adiacente il lago. Era un'occasione d'oro che Carlisle Cullen, che sognava una sua clinica da tempo, non poteva lasciarsi scappare. Non c'era niente di simile al mondo e questa era solo un'altra delle cose che lo eccitavano al solo pensiero: lui sarebbe stato il creatore di un impero nel campo medico mondiale.
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I lavori della clinica erano ancora lontani dalla conclusione quando loro si trasferirono lì, nella casa progettata dalla sua consorte, la signora Esme Anne Platt Evenson Cullen (vedova del generale Charles Evenson) che naturalmente aveva anche progettato la clinica, senza che mai nessuno potesse metter bocca per criticare qualcosa.
La signora Esme era quello che si definisce "una donna che si è fatta da sè". Non era di nobili discendenze, ma aveva fatto fortuna sposando il suo ex marito e costruendo, grazie ai suoi soldi, un impero nel regno del design architettonico a 5 stelle. Era considerata un guru nel suo settore. Per questo, anche se era un' "arricchita" tutti negli ambienti-bene la rispettavano. Non potevano fare altrimenti, dovendo portare rispetto per la divisa indossata dal suo defunto ex-marito; lei era una donna che sapeva ottenere quello che voleva e sapeva creare il tutto dal niente. Come ppteva anche distruggerti in un solo momento, se riteneva che fosse la cosa migliore per i suoi affari.
Lei e suo marito si erano fatti e trovati da soli. La fama di arrogante ha sempre preceduto suo cugino Gregory, che, almeno, si poteva dire facesse qualcosa per rendere il mondo migliore, o meno malato. Lui, Carlisle, si preoccupava solamente di renderlo più bello. E di certo lo spirito dell'arroganza non aveva risparmiato neanche lui. Sicuramente non possedeva la sua stessa antipatia ma, al contrario di lui, non possedeva affatto il senso dello humor. ll chè era quasi peggio. Carlisle Cullen era pieno di sè, fanatico, spaccone e le uniche cose che lo facevano sorridere era veder crescere il suo conto in banca ed i suoi titoli in borsa.
Dei loro figli non si poteva dire meglio. Non ne avevano avuti insieme (si vocifera che lei avesse avuto una menopausa precoce, che non si è neanche sforzata di curare, nonostante tutta l'equipe che il marito le mise a disposizione, capitanata dal dottor Cliff Robinson). I loro filgi venivano dai loro precedenti matrimoni: i gemelli Rosalie e Jasper Hale Cullen, figli di Elizabeth Masen Hale, ereditiera dell'impero bancario Hale & Sons, algidi e freddi come il padre, ed i figli del generale Evenson, Emmett, Alice ed Edward Platt Evenson Cullen, narcisi ed egoisti come la madre. Sì, anche i figli della signora Esme avevano preso il cognome di Carlisle, in quanto lui si era convinto che fosse la cosa migliore da fare.
I gemelli erano cresciuti studiando al TASIS, a Montagnola, Svizzera. Gli altri, che pure avevano sempre frequentato scuole private a Chicago, da quando i loro genitori avevano avuto la bella pensata di unirsi in matrimonio, furono spediti anch'essi nel collegio a Montagnola.
Quella che ebbe vita meno facile, lì, fu Alice, da sempre considerata la pecora nera della famiglia Evenson, con i suoi vari periodi alternativi, frequentazioni di dubbio gusto per una signorina del suo rango. Tutto questo ccanimento nei suoi confronti, lei aveva sempre ritenuto che fosse causato solo ed unicamente dal fatto che fosse una donna. Dei due scapoloni festaioli, infatti, nessuno osava mai dire nulla, nonostante il più grande, Emmett, amasse fare bisboccia nei locali e nei festini, finendo per tornare a casa alle prime ore del mattino strisciando in terra ed il più piccolo, Edward, avesse una fama di sciupafemmine (leggi: puttaniere) che lo seguiva da Chicago a Montagnola passando per Los Angeles.
La musica cambiò presto per loro, anche se non del tutto, quando misero piede nel collegio. I gemelli Cullen erano impeccabili ed incredibilmente formali, anche in famiglia. All'inizio non ne volevano sapere di aiutare i loro nuovi "fratellastri" ad ambientarsi, per non giocarsi la reputazione. Tutto questo, finché Emmett, con la scusa di fare il fratello premuroso e simpatico con la bella ed algida Rosalie, non finì per innamorarsene, senza rimedio. Lei lo fece penare non poco, ci godeva troppo a vederlo soffrire.
"Ciao Rose" Disse Emmett, un sorriso timido ma impacciato sul suo volto.
"Emmett" Rispose lei, senza degnarlo di uno sguardo.
"Sai, avevo del tempo libero e..."
"Io no. Lo vedi? Sto studiando" Lo interruppe bruscamente.
"Sì, era proprio di questo che ti volevo parlare..."
"Beh? Avanti, parla" Il suo tono era seccato.
"Sai, quelle versioni di latino... Beh, mi creano non pochi problemi nel risolverle, io non ho avuto sempre un'istruzione svizzera come la tua" Azzardò un sorriso verso la fine della frase, sperando di riuscire ad addolcirla un pochino.
"Se si trattava solo di questo potevi dirlo subito. Lo dirò a Croixette, sarà ben lieta di aiutarti"
"Ma io non voglio il suo aiuto, voglio il tuo" Il suo tono si fece profondo.
"Emmett, ... " Rosalie arrossì. Non era poi così brava a nascondere i suoi veri sentimenti, perlomeno non a sé stessa, quando veniva colta di sorpresa.
"Che cosa ho io che non va Rosalie? Che cosa c'è in me che è troppo rispetto ai tuoi soliti canoni o troppo poco? Rosalie: io ti amo!" Non era la prima volta che lui si dichiarava a lei, ma nonostante i suoi continui rifiuti, Emmett sentiva che c'era qualcosa per cui doveva continuare a provarci.
"Diamine, Emmett: siamo fratelli! Come puoi d..."
"Io e te non siamo fratelli Rose. L'unica cosa che potrebbe renderci tali sarebbe l'affetto fraterno. Cosa che io per te non provo. Siamo fratelli per gli altri, per il resto del mondo, per le convenzioni, perché mia madre ha sposato tuo padre. Ma nessuno di noi ha dentro di sé il sangue dell'altro. L'unica cosa che ho dentro di me è questo sentimento che mi sta uccidendo, cavolo!" Ormai il suo tono era pieno di rabbia. "Dimmelo subito se quello che senti per me è un amore fraterno, se è un'antipatia, ribrezzo? Cavolo, dimmelo! E facciamola finita con tutte queste ipocrisie che mi propini ogni volta che tocchiamo l'argomento!"
"Emmett Evenson: non parlarmi così" Provò a ritrovare un pò della sua freddezza.
"... "
"...Emmett non possiamo..."
"Abbi almeno il coraggio di dire ciò che pensi veramente, penso di meritarmi un pò di sincerità" Le rispose disgustato.
"Emmett, io..." Non seppe finire la frase ed abbassò lo sguardo.
"Ok, come non detto. Lascia stare, Rosalie Hale Cullen" Se ne andò deluso ed amareggiato, lasciandola sola con i suoi libri.
Rosalie tornò in fretta in camera sua dalla biblioteca, cercando di restare composta per le apparenze, ma desiderando di poter correre. Una volta dentro, scoppiò a piangere.
Loro due, tuttavia, non furono gli unici ad innamorarsi.
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Alice era così attaccata, anche a livello fisico, al suo fratellino Edward che i più maligni vociferavano all'incesto. Certo, con tutte quelle con cui lui andava, ci voleva proprio una bella fantasia ad immaginarselo con la sorella. O forse era proprio per questo? Sua sorella, sì, aveva una cotta per suo fratello, ma non era lui.
Una sera, in un locale...
"Salute" Jasper alzò il calice di champagne verso Edward, ammiccando.
"Alla tua" Alzò il suo calice in risposta.
Jasper sorseggiò ed aggiunse "Sai, se ora non fossimo tutti fratelli, potrei dire di interessare a tua sorella" Sorrise beffardo.
"Quale delle due?" Lo stuzzicò Edward, sorridendo, facendo finta di non capire.
"Ahahhaah, andiamo, hai capito... Comunq..."
"Comunque... " Lo interruppe, avvicinandosi per sussurrarglielo "è così". Si allontanò, lasciando Jasper sbalordito.
"Ciao Jasper!" Improvvisamente arrivò Alice al bancone "Hey, una coppa di champagne anche per me, paga lui!" Si girò verso di lui ed ammiccò sorridente.
"Alice, tu sei una mia ospite quando vuoi. In fondo... siamo fratelli... Quello che è mio, è tuo"
"Grazie, Jasper"
"Per te, tutto quello che vuoi, signorina" Sorrise malizioso.
"Allora... alla nostra" Alice sollevò il calice e lo guardò negli occhi.
"Alla nostra" Jasper ricambiò l'intenso sguardo.
Dall'altra parte dell'area vip, Edward si sbellicava dalle risate.
"Ma l'hai visto? Dico: l'hai visto? Ahahaha! Il damerino, lo studentino perfetto di papà si è innamorato della sorella! Di nostra sorella! Aahhaha!"
"E che cosa ci trovi da ridere?" Disse Emmett, nervoso.
"Beh, cavolo: è evidente. Si è innamorato di Alice, si è rovinato con le sue stesse mani! Quella piccola donna lo consumerà! Ti ricordi il suo ultimo ragazzo? Quel poveraccio: ancora me lo ricordo" Rise sconcertato.
"Sì, Alice è pazza. La nostra piccola Alice... Ma è la migliore"
"Sì che lo è! Le donne dovrebbero essere tutte come lei"
"Non sai quanto quello che dici è vero..." Mormorò.
"Come dici?"
"Niente. Ad Alice" Alzò il calice.
"Ehm, cameriere?" Chiamò con arroganza "Può portarcene altri 2?"
"Sì signor Cullen, arrivano subito"
"Signor Cullen! Mi fa ancora strano!" Scosse la testa "Non si brinda mai col bicchiere mezzo vuoto, Em"
"Se è per questo, neanche con quello mezzo pieno" Ammiccò timidamente.
"Ecco, bravo. Ora ti riconosco. Poggi qui, cameriere. Allora: alla nostra piccola Alice... Che questa notte, si scoperà a sangue il nostro nuovo fratellino-per-bene!"
"Edward, sei il peggiore..." Scosse la testa.
"Goditi la vita, Em. Goditi la vita" Disse Edward monocorde, mentre fissava le ragazze nel locale.
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Poco dopo Alice e Jasper si spostarono dall'area vip e, mentre se ne andavano, arrivarono Rosalie e la sua migliore amica, Tanya Denali, figlia di una famiglia di diplomatici italo-russa. Era già un pò di tempo che Tanya si frequentava con Edward, incurante della sua fama di donnaiolo, convinta di essere lei quella che lo avrebbe cambiato.
"Buonasera signori!" Disse Tanya sorridente.
"Edward, Emmett" Il saluto di Rosalie era decisamente più freddo.
"Hey!" Edward si alzò, per fare un inchino ed il baciamano a Tanya. "Mademoiselle..."
"Edward, sei il solito gentiluomo..." Lei arrossì e si sedette accanto a lui.
Rosalie alzò un sopracciglio guardandola; si sedette dopo Tanya, facendoli scalare sul divanetto, per non sedersi accanto ad Emmett.
"Qual buon vento vi porta qui?" Chiese Edward. "Pensavo che non sareste più venute..."
"Sì, purtroppo Rose non è stata molto bene, oggi. Eravamo indecise fino all'ultimo momento"
Emmett alzò di scatto la testa che aveva tenuto bassa fino a quel momento e la guardò.
"Ah, che peccato, Rose, sono veramente dispiaciuto. Avete già chiamato un medico?" Disse ironico Edward, girandosi per trattenere le risate dalla parte di Emmett che lo inchiodò con lo sguardo. "Che c'è?" Bisbigliò per lui, che continuò a non parlare.
"Non ce n'è stato bisogno" Risponde Rosalie, seccata, mentre Tanya non capiva lo scambio di frecciatine tra i due. "Era solo un pò... di mal di testa"
"Ah, allora immagino che ora non potrai bere dello champagne con noi - Cameriere? Una bottiglia di champagne"
"Medicine omeopatiche" Rispose mantenendo a stento la furia.
Tanya disse "Oh, Edward, io non penso di regger.."
"Sh-shh-sh-shh-sh!" La zittì Edward. "Niente storie, mademoiselle: Quando siedi al tavolo con me ed Emmett, si beve"
"Ahahahahah, Edward, sei proprio divertente, ahahahahah!"
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Nel frattempo, al collegio...
"Jasper, grazie per la stupenda passeggiata in riva al lago, al chiaro di luna... è stata davvero suggestiva" Alice gli fece i suoi migliori occhioni dolci.
"Quando vuoi, posso mostrarti il mondo"
"Ahh, sì Jasper: sei proprio un uomo d'altri tempi" Lo guardò maliziosa. "E... grazie per avermi accompagnata fin sotto il dormitorio: di solito neanche i miei fratelli... beh, loro, non mi ci accompagnamo mai..." Finse un'aria innocente.
"Veramente?" Strabuzzò gli occhi.
"Oh, lascia stare... sono molto stanca, yawwwn" Finse uno sbadiglio. "Buonanotte, Jasper" Gli sorrise.
"Buonanotte, Alice" Si inchinò per farle il baciamano.
Alice lo baciò d'improvviso sulla guancia e gli sorrise sorniona; girò i tacchi e se ne andò senza dire altro, lasciando Jasper piacevolmente sorpreso e con un sorriso sul suo volto, mentre tornava verso il suo dormitorio.
Jasper, una volta entrato nella sua stanza, accese il canale satellitare che dava notizie di economia e finanza 24/7 e lo mise in sottofondo. Preparò il pigiama e cominciò a spogliarsi. Seminudo, si avvicinò al lavandino del bagno per lavarsi i denti e rimase a guardarsi, quasi compiaciuto, allo specchio. Stranamente, a lui il pensiero che potesse piacere così tanto ad una ragazza che questa fosse disposta ad ignorare l'etichetta e le convenzioni, lo intrigava più di quello che lui aveva sempre ritenuto lecito.
Alice, invece, passò altre 2 ore a spettegolare riguardo l'accaduto, con le amiche megli Stati Uniti, al telefono e in chat, per poi addormentarsi vestita sul letto.
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Al locale, le cose erano andate avanti...
"Ragazzi, visto che domani è ancora sabato e non abbiamo lezione, che ne dite di finire la serata tutti da me?" Propose Tanya.
Emmett parlò per la prima volta dopo il loro arrivo. "Bella idea: io ci sto. Basta che facciamo qualcosa..."
"Tanya, ma cosa dici? Domani per voi non è shabbat?" La riprese stizzita Rosalie, preoccupata per ben'altre cose.
"Mademoiselle, non potevi avere idea migliore" Le disse Edward malizioso, ignorando Rosalie.
"Sì, Rose, ma ormai dovresti saperlo che io non seguo il riposo..." Rispose a Rosalie, sorridendo ad Edward.
Rosalie aggiunse, mentre finiva di lanciare un'occhiataccia a Edward "Tu potrai anche non rispettarlo, ma la tua famiglia sì!"
"Nah, la casa è talmente grande che neanche se ne accorgeranno. E poi passeranno tutto il giorno a pregare, di quello che succede nell'altra ala della casa non se ne accorgono neanche!"
Emmett irruppe improvvisamente "Fantastico: un'ala tutta per noi. Spero che almeno ci sia qualcosa con cui divertirsi..."
Eward guardò Emmett ridendo.
"Sì, c'è quello che vuoi da bere, Emmett" Disse quasi scocciata Tanya. Si era sempre lasciata ingannare dalle apparenze, ritenendo Emmett un ragazzino immaturo e stupido ed Edward la perfezione senza macchia alcuna.
Emmett chiamò per il conto. "Bene. - Garçon? Le compte, s'il vous plait"
"Avviatevi alla vostra vettura, signorine. Vi raggiungiamo in un attimo" Aggiunse Edward.
"Monsier Cullen, mon patron vous remercie pour etre venus ici et dis que vous etes ses ospites"
"Ragazzo, ringrazia Monsieur Galliano e riferisci che il piacere è stato tutto nostro" Edward tirò fuori una banconota da 10 € e la infilò nel taschino del cameriere.
All'uscita del locale...
"Valletto? La mia Aston Martin Vanquish"
"Subito, signor Cullen"
"Quand'è che ti farai anche tu una macchina degna... di quello che sei, Emmett?"
"E tu quand'è che la smetterai di guidare senza patente, Eddie?" Lo guardò malizioso.
"Con una patente falsa, vorrai dire..." Sorrise ampiamente.
Emmett scosse la testa e sorrise.
Edward aggiunse "Quando avrò compiuto 18 anni, Emmett. Rispondi alla mia domanda"
"Intendi forse una macchina da puttaniere come la tua? Ahahah, Eddie. Lo sai che a me piace andare in giro con gli amici, divertirmi: mi serve spazio in macchina. Noi andiamo... in campagna.. Insomma, qui in Svizzera è tutto così verde! Sono più che a posto con la mia Jeep"
"Tu sarai anche più che a posto con la tua Jeep, ma quando vieni con me in giro per locali, non ti dispiace fare lo splendido con la mia macchina" Sorrise, stuzzicandolo.
"Beh, pavoneggiarsi ogni tanto con le signore non fa mai male!" Rispose al suo sorriso.
In strada, guidando come un pazzo, Edward raggiunge la BMW rossa fiammante di Rosalie...
"Ecco, ad esempio: guarda nostra sorella: addirittura lei ha un'auto più da uomo della tua"
"Rosalie non è nostra sorella" Il nervosismo tornò nella sua voce.
"Cos'è, tutt'ad un tratto non ti piace più la bionda?"
"No, anzi, purtroppo è il contrario..." Disse sconsolato.
Edward, serissimo, rimase in silenzio per un minuto "...Emmett, vuoi farci andare a sbattere contro un albero?"
"Cosa ho fatto?"
"Come... come te ne esci così, con queste rivelazioni, senza preavviso..."
"Ed, guarda che..."
"Ahahahahahahahahahahah! Emmett! Diamine: anche tu? Anche tu una storia con una di famiglia? Non bastava Alice che ci prova col damerino, adesso ti ci metti anche tu! Ahahahahahahahah, questo è decisamente troppo divertente!"
"Se lo dici tu... Io non ci trovo assolutamente nulla da ridere" Guardò fuori dal finestrino.
"E perché no? ...Aspetta: lei non ti vuole?"
"..."
"La bionda non ti vuole? Ahahahahahahahahahah è troppo algida anche per te, eh" Edward continuò a sorridere.
"Edward: adesso finiscila! Così non mi stai aiutando!"
Edward rimugava ad alta voce "...Aiutando... non ti sto aiutando... mhh..."
"Pensa a guidare, hanno messo la freccia: è la prossima a destra"
"Daaahhh, non capisco perché le persone si riempiano il giardino di questi sassolini, è una seccatura passarci sopra con la macchina, figuriamoci camminarci. Bah. Emmett: tu non ti preoccupare: a te ci penso io" Disse Edward, ammiccando, mentre si accingeva a parcheggiare nel cortile della villa Denali.
Una volta fuori dalla macchina, mise un braccio attorno le spalle di Tanya "Eccoci ricongiunti, ma chere"
"Idiota, vuoi parlare piano: ci sono i suoi genitori che stanno dormendo" Lo rimproverò Rosalie, inacidita.
"Rose, non ti preoccupare, la villa è talmente grande che da dove siamo noi ora neanche ci sentono! Beh, ora vi porto in salone, così prendiamo qualcosa" Come sempre Tanya era pronta a prendere le parti di Edward.
"Tanya: i miei più vivi complimenti per la tua incantevole dimora Svizzera"
"Grazie, Emmett. Cosa preferisci da bere?"
"Mhhh, quello che prendete voi, signore. Voglio mantenermi leggero, per il ritorno. Girano delle voci strane, dicono che bevo troppo" Ammiccò sorridente.
"Beh, una volta tanto un pò di buon senso non fa male" Rispose per lui Rosalie, imbarazzata, senza guardarlo.
"Sì, forse ho trovato qualcosa che mi ha fatto venir voglia di cambiare..."
"Davvero?" Si intromise Tanya "E che cos'è? O... chi..."
Edward lo salvò in corner "Hey, Em, ti piace la casa? Che ne dici, come la starà costruendo la mamma la nostra? Sarà più bella di questa?" Ammiccò.
"Vostra madre è un genio, ragazzi..." Aggiunse Tanya.
"Sì, ma ogni tanto va anche ispirata, non è vero Emmett? Perché non ti fai un giro, magari vedi qualcosa che le può interessare - Sai, Emmett ha una grande sensibilità achitettonica" Disse Edward, riferendosi a Tanya, ma parlando per Rose "Perché non ti fai accompagnare da Rosalie, che la casa già la conosce?"
Rosalie obbalzò per l'imbarazzo.
"E tu, non ti interessa vederla?" Chiese Emmett.
"Ma certamente, Emmett, infatti mi farò accompagnare proprio dalla padrona di casa" Sorrise a Tanya. "Se ci dividiamo, faremo meno confusione, così non sveglieremo i suoi genitori"
"Ma che ragazzo premuroso" Tanya sorrise, guardandolo estasiata.
"A dopo, Emmett. Ah, e mi raccomando: prendi nota"
Quell'ultima frase, a chiunque altro, sarebbe sembrata riferita all'osservare la struttura e gli stili di quella sfarzosa villa barocca. Prendi nota, ormai Emmett lo sapeva bene, era la frase che Edward era solito dire congedandosi da lui ogni volta che si allontanava con una sua nuova conquista, per andare a consumare altrove. Di fatti...
"Allora Edward, da dove cominciamo?"
"Dalla tua camera da letto" Le disse con un sorrisetto malizioso.
Tanya arrossì "Edward, io non pensavo che..."
Edward, cingendole la vita, con voce suadente "Cosa pensavi, cosa...?"
"Io, io non..."
"Shhhhhh. Fammi vedere dov'è" Sorrise. Tanya si mosse senza fiatare.
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"E'... è simpatica, la tua amica" Emmett provò as iniziare un discorso tranquillo con Rosalie.
"Lo è..."
"Sembra che tu le voglia molto bene"
"Non dovrei?" Rispose, mettendosi sulla difensiva.
"Rose: dacci un taglio!"
"Cosa?"
"Abbassa la voce" Le sorrise dolcemente. Rosalie rimase stupita e si imbarazzò per essere stata pagata con la sua stessa carta.
"Dacci un taglio con questa storia dello stare sulla difensiva, ok? Non ti si può dire nulla, e non parlo solo delle critiche. Con te... non si può avere una conversazione senza che tu ti chiuda a riccio e tiri sù la tua corazza spigolosa"
"Ok, sì, hai ragione..." Sospirò.
"Si può sapere cosa ti hanno fatto le persone?"
"Niente. Io sono stata educata così"
"Le suore? Sei stata sempre in collegio qui in Svizzera dalle suore?"
"Sì, Emmett"
"Ed è sempre a loro che devo dare la colpa del fatto che non ti ricordi, o non sai, cosa significa..." Si interruppe improvvisamente.
"Cosa?"
"Niente"
"Emmett, cosa?"
"Niente, Rose, lascia stare"
"No che non lascio stare, si sta parlando di me!"
"No, Rosalie, non stiamo parlando di te, puoi stare tranquilla" Continuò a camminare e si diressee in giardino, fuori da una vetrata. Rosaie restò ferma guardarlo sorpresa e confusa.
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Edward e Tanya camminarono in silenzio fino alla sua camera. Lei due passi avanti a lui, che stava dietro, sorridente. Arrivati alla sua porta, lei ebbe un attimo di esitazione, poi respirò a fondo, girò la maniglia ed entrò. A quel punto, quasi come lui temesse di essere lasciato fuori, si fiondò dentro insieme a lei e chiuse lui stesso la porta, guardandola dritta negli occhi, serio. La prese e la buttò di scatto contro la porta, per poi baciarla.
"E da qui, i tuoi genitori ci sentono?" Mormorò affannosamente.
"N-n-no, loro sono..."
E lui la zittì con un altro bacio violento, non aveva bisogno di sapere altro. Cominciò a spogliarla, tenendola sempre attaccata alla porta, facendo scendere le labbra fameliche lungo il suo corpo tremante. Lei respirava affannosamente, tenendo gli occhi chiusi. Dopo che le ebbe tolto anche la biancheria intima, lui la prese e la scaraventò sul letto. Si sedette sopra di lei, senza poggiarsi con il peso. Cominciò a spogliarsi lentamente, come uno stripper intento a fare la lap dance addosso ad una cliente. Prima di togliersi i pantaloni, tirò fuori il portafogli e lo posò lì accanto. Lei provò ad alzarsi per baciarlo, lui la ributtò indietro, prese il portafogli e ne estrasse un condom. Lo aprì:
"Mettimelo" Comandò.
Respirando affannosamente, Edward inclinò la testa indietro, chiudendo gli occhi, mentre sentiva le mani di Tanya scivolare sul suo membro. A quel punto la prese e la fece girare:
"Tirati sù"
Per lui era un classico, il doggy style. Quando Tanya fu nella posizione da lui ordinata, prese le sue natiche tra le mani, posizionò il suo membro alla sua entrata e la penetrò senza esitazione e brutalmente.
"AHH! Ah-hhahhi..." Tanya urlò di dolore.
Mentre lei cercava di trattenere le grida, lui continuava col suo ritmo secco e brutale, finché anche la testiera del letto non cominciò a sbattere rumorosamente contro il muro.
"Shit" Imprecò in inglese, mentre lei cercava di soffocare le sue grida.
Edward tolse il suo membro, la fece alzare e la fece scendere dal letto:
"Non voglio ritrovarmi le guardie del corpo dell'ambasciatore con le pistole puntate... sulla mia" Fece un breve sorriso sghembo, compiaciuto di sé stesso.
La fece inchinare con le ginocchia e le mani sul pavimento; lui si posizionò dietro di lei con un ginocchio alzato e riprese il suo movimento, stavolta penetrandola ancora più forte di prima, con movimenti secchi, tenendola per i fianchi. I gridi soffocati di Tanya ormai erano gemiti: si era fatta ammaestrare, come un animale, da quello che, durante quella notte, giocava il ruolo del suo padrone.
"Non.. sei.. ancora.. venu-ta?" La voce di Edward era poco più di un sospiro tremante.
Tanya, soffocato un gemito, cercò di riprendersi "mhhh...cosa..."
"Ohhh, hshhhh, oh, oohhhhh...mhhhh... OH!..." Edward grugnì, e tutto si fermò.
Ad Edward Cullen il talento in certe cose non mancava. Solo che non gli andava di usarlo, tanto le donne al letto con lui ci andavano lo stesso.
Si rivestì in fretta, la salutò e si diresse alla ricerca di Emmett.
" 'Notte, Tanya" Disse, infine, rubandole un altro bacio.
"Ahh...ehm... buona...notte... Edward..."
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Emmett e Rosalie, dal momento in cui lui era uscito in giardino, erano rimasti in silenzio. Lei era rimasta dentro casa, quasi chiusa nella sala hobby a sentire un pò di musica classica a volume bassissimo.
Toc-toc? Edward bussò alla porta socchiusa. "Rose"
"Allora, Edward, ti è piaciuto il 'giro della casa'? Disse con aria sprezzante.
"Molto istruttivo, Rosalie" Sorrise beffardo. "Ed il nostro fratellino, dove lo avresti seppellito, nel frattempo?"
Imbarazzata, si diresse verso l'impianto stereo per spegnerlo. "Emmett è fuori, nel giardino a Nord. Io vado a mettere in moto la mia macchina Edward. A domani"
"Dove ti credi di andare?" Chiese, incredulo, col sopracciglio alzato.
"Prego?" La sua faccia era lo specchio di quella di Edward.
"Tu pensi veramente che io faccia prendere la macchina a mia sorella alle 4 del mattino, dopo che oggi è stata male tutto il giorno ed inoltre, nonchalante, stasera ha anche bevuto dello champagne?"
"Edward, sto bene. Buonanotte" E lo sorpassò.
Edward rise e si diresse verso Emmett. Una volta raggiunto il fratello, lo interpellò. "Allora, torniamo in collegio?"
Emmett si mosse con lentezza.
"E datti una mossa, che quella kamikatze della tua bionda vuole guidare da sola fino in collegio..."
"Lasciala fare..." Il suo tono sconsolato.
"Mh, interessante. E chi glielo racconta domattina al Dottore che abbiamo raccolto la sua Miss 'Perfezione-barra-Orgoglio-di-papà' col cucchiaio in mezzo alla strada? Dai, sali in macchina con lei e guida quella BMW"
"Edward: forse a te non è chiaro che quella mi odia!"
"Forse a te non è chiaro che odia di più me! E ad ogni modo, io la mia macchina non te la lascio guidare, quindi tocca a te andarci in macchina"
"Grazie, eh..."
"Te l'avevo detto che a te ci avrei pensato io!" Ammiccò sorridente.
"...Rose?" La chiamò, incerto, Emmett.
"Dai, Rosalie: non essere sciocca. Molla quelle chiavi, guida Emmett" Disse Edward in fretta, mentre si dirigeva alla sua Aston Martin.
"Edward, ti ho detto...EDWARD!" Rosalie guardò esterrefatta Edward che, con un veloce colpo di gas, partì a tutta velocità, lasciandoli da soli nel cortile di Tanya.
"Rosalie?"
"COSA C'È?"
Emmett le sorrise dolcemente "Abbassa la voce"